Inizio di ottobre 2020. Contrasti tra gruppi giovanili del circondario, vecchi dissapori a causa di uno sguardo “di sfida” passeggiando per le vie del centro storico di Bibbiena.
Tanto è bastato ad incassare un pugno in volto ad un 15enne casentinese. Quest’ultimo non aveva reagito, né segnalato l’accaduto, ma di fatto, un suo amico, 17enne, ne aveva preso le difese, chiedendo all’aggressore i motivi del suo comportamento.
L’aggressore, quindicenne, non aveva “gradito” l’intromissione e la vicenda, apparentemente conclusasi quella sera con un pugno per il primo e un diverbio con il secondo, ha avuto eco sui social network, con frecciatine e provocazioni di vario genere.
Dalle frecciatine si è passati alle minacce vere e proprie. Il quindicenne autore dell’aggressione al coetaneo, ha pesantemente minacciato il 17enne che aveva preso le difese dell’amico e il suo gruppo, promettendogli una spedizione punitiva.
Il 17 ottobre, il 17enne, trovandosi a cena in un locale del centro di Bibbiena, usciva da quest’ultimo casualmente per salutare alcuni amici e ad un tratto, si ritrovava davanti il quindicenne autore della prima aggressione ai danni dell’amico e autore delle minacce al suo indirizzo.
L’ha invitato a seguirlo e al netto rifiuto del 17enne, gli ha sferrato un pugno in volto facendolo cadere. Il giovane rientrava nel locale per asciugarsi il volto dal sangue e nel ritornare all’esterno, si ritrovava il “branco” pronto ad agire. Il quindicenne con altri giovani, piombava addosso al 17enne, facendolo nuovamente ricadere a terra.
Il “branco” quindi iniziava il pestaggio, colpendolo anche con calci. Il malcapitato all’esito, ne avrà per trenta giorni con una frattura del naso e varie contusioni.
Un episodio di estrema gravità che ha spinto i Carabinieri della Stazione di Bibbiena ad avviare una minuziosa attività di indagine tesa a ricostruire l’esatta dinamica dei fatti e dei motivi che avevano portato a due distinti episodi di aggressione, collegati.
È ancora vivo nella memoria di molti, il ricordo di Willy Monteiro Duarte, il giovane ucciso proprio durante un “pestaggio” a Colleferro, in provincia di Roma.
“Non è tollerabile che dissapori sorti per qualsivoglia motivo, possano condurre ad espressioni di violenza gravissime e che solo per fatalità, non si trasformano poi in tragedie.
È possibile ancora intervenire. Siamo tutti coinvolti nel trasmettere a questi giovani valori diversi e una prospettiva diversa di risoluzione dei “contenziosi” coi coetanei. Il giovane di Colleferro è morto proprio in conseguenza delle lesioni subite, calci a terra che hanno spappolato cuore e fegato”, così commenta il Comandante della Compagnia di Bibbiena, Capitano Giuseppe Barbato, assicurando una “particolare severità nelle attività di indagine che ci si augura, non dover più intraprendere per fatti analoghi”.
L’attività di indagine conclusa brevemente grazie alla perizia degli inquirenti e alla conoscenza del territorio, dei luoghi, delle persone, si è sostanzialmente basata su riscontri testimoniali, posti in una cornice investigativa solida che ha permesso di incastrare, per il momento – sono state infatti vinte molte “resistenze” a rendere dichiarazioni ma permane qualche “chiaroscuro” cui dare risoluzione – un 15enne, un 16enne, un 17enne, e un 18enne, tutti del territorio, qualcuno con qualche piccolo precedente, studenti, qualcuno in cerca di lavoro. Sono stati denunciati, a piede libero, all’autorità giudiziaria minorile ed ordinaria, per il reato di lesioni aggravate, delitto ricompreso in quelli contro la vita e l’incolumità individuale, per i quali le pene vanno dalla reclusione alla multa.