Home Attualità Control Group Cooperative (CGC): uno studio retrospettivo sui non vaccinati

Control Group Cooperative (CGC): uno studio retrospettivo sui non vaccinati

di Stefano Pezzola

Secondo il database Our World in Data ad oggi, il 67.9% della popolazione mondiale ha ricevuto almeno una dose di un vaccino COVID-19.
Mentre solo il 22.5% delle persone residenti nei paesi a basso reddito ha ricevuto una dose di un vaccino COVID-19.
I tassi di vaccinazione dei paesi sviluppati sono generalmente elevati, in genere intorno all’80%.
Ad esempio, i tassi di vaccinazione COVID-19 dei paesi del G7 sono: 79,19% negli Stati Uniti, 86,96% in Canada, 80,92% in Francia, 77,66% in Germania, 85,82% in Italia, 83,60% in Giappone e 79,97% nel Regno Unito.
In tutti i paesi e le regioni del mondo, ci sono persone che scelgono di non ricevere i vaccini COVID-19 per vari motivi.
L’intera campagna vaccinale contro la COVID-19 può essere oggi considerata la più grande sperimentazione clinica umana senza precedenti sulla sicurezza dei vaccini, in base alla progettazione o meno, poiché i dati sulla sicurezza a lungo termine dei vaccini non erano e non sono disponibili.
Quindi possiamo affermare che la popolazione non vaccinata in diverse parti del mondo sono grandi gruppi di controllo unici in uno studio clinico e statistico globale.
Tra ottobre 2021 e febbraio 2022, un’organizzazione con sede nel Regno Unito chiamata Control Group Cooperative (CGC) ha raccolto in modo indipendente i dati sullo stato di salute del non vaccinati, le ragioni per cui hanno deciso di rifiutare i vaccini mRNA Covid-19, se sono stati infettati dal virus SARS-CoV-2 e la gravità dei sintomi riscontrati.
I dati sono stati pubblicati sull’International Journal of Vaccine Theory, Practice and Research, una rivista accademica ad accesso aperto peer-reviewed che abbiamo già ampiamente conosciuto in occasione di precedenti analisi e verifiche di studi clinici.
Uno studio su oltre 305.000 partecipanti arruolati volontariamente e non vaccinati contro il Covid-19 provenienti da 175 paesi.
Nella coorte della popolazioni non vaccinate il 40% proviene dall’Europa, il 27% da Australia e Nuova Zelanda e circa il 25% dal Nord America ovvero Stati Uniti e Canada.
Il 57% sono donne e il 43% maschi.
Il maggior numero di intervistati rientra nella fascia di età compresa tra 50 e 69 anni, quella considerata dalle autorità sanitarie a più alto rischio di infezione da Covid-19 con contrazione di malattia spesso grave dopo l’infezione rispetto alle altre fasce di età.
Secondo il sondaggio, le cinque ragioni principali alla base della decisione della coorte di non ricevere vaccini mRNA Covid-19 sono la preferenza di far ricorso alla medicina tradizionale, la sfiducia nei confronti delle case farmaceutiche, la sfiducia nei confronti delle informazioni governative sui vaccini, i dati di studi di sperimentazione scarsi o limitati e la paura di effetti collaterali a lungo termine.
Ogni intervistato ha potuto indicare più di un motivo che ha considerato ugualmente importante.
Dai risultati, rileviamo immediatamente che i partecipanti non rifiutano le cure mediche, né non si preoccupani della propria salute, come a volte ritratto dai media e/o dalle autorità. Queste persone non vaccinate, semplicemente pensano che non c’è un solo modo – il vaccino appunto – per curarsi e prevenire la malattia, perchè nessuno scienziato al mondo può affermare che possiamo conoscere ogni aspetto dei nuovi prodotti vaccinali.
Prima di partecipare al sondaggio, meno del 20% dei partecipanti era stato infettato dal virus SARS-CoV-2.
Durante il periodo di cinque mesi da ottobre 2021 a febbraio 2022, nella maggior parte del mondo, la variante Omicron altamente trasmissibile è diventata la varietà più diffusa, sostituendo la variante Delta precedentemente dominante. Di conseguenza, molte persone sono state infettate.
Nella stragrande maggioranza dei casi, i sintomi dei pazienti sono stati lievi e moderati.
Il tasso di malattia grave è risultato molto basso (circa il 2% di tutti gli intervistati).
Soltanto 74 individui tra i 5.196 (1,4%) hanno confermato di essere stato ricoverato in ospedale.
I dati indicano ancora che questo gruppo di persone non vaccinate non è risultato più incline all’infezione da Omicron, anche se non protetti dai vaccini.
Altrimenti la percentuale di infezione e tassi di ospedalizzazione tra questo gruppo di persone sarebbe stata molto più alta.
Un dato molto importante.
Questo studio fornisce dati sul “gruppo di controllo” non vaccinato nell’ambito del gigantesco esperimento globale di vaccinazione di massa della popolazione con vaccini di nuova concezione con tecnologia mRNA.
Fornisce inoltre un importante riferimento per gli operatori della sanità pubblica per valutare il processo decisionale politico in termini di impatti di determinate politiche sulle diverse comunità.
Dobbiamo chiederci: ci stiamo davvero attenendo agli standard etici del prima “non nuocere”?

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