Nella giornata di ieri, 14 novembre, nel corso del capitolo generale, cioè l’assemblea periodica di tutte le comunità camaldolesi presenti nel mondo che si sta svolgendo a Camaldoli in queste settimane, don Matteo Ferrari è stato eletto Priore di Camaldoli e Priore Generale della Congregazione Camaldolese dell’ordine di San Benedetto. Succede a don Alessandro Barban che ha retto quella congregazione monastica per dodici anni.
Classe 1974, parmense di origine, don Matteo Ferrari è monaco a Camaldoli dal 2001, dove è stato ordinato presbitero dall’arcivescovo Riccardo Fontana nel 2010. Apprezzato biblista ed esperto in liturgia, è autore di numerose pubblicazioni. Da ultimo, è stato Referente per la Liturgia durante la XVI Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi ospitata a Roma nel mese di ottobre.
Incaricato della Conferenza episcopale toscana per la cultura e comunicazioni e professore presso l’Istituto superiore di scienze religiose “S. Caterina da Siena”, di cui è vicedirettore, don Matteo è una figura molto nota anche presso le nostre comunità, fra l’altro, per aver contribuito con generosità al Sinodo diocesano degli anni scorsi.
Il vescovo Andrea Migliavacca ha voluto indirizzare il suo saluto e il suo augurio al precedente e al nuovo priore generale e, attraverso di loro, a tutta la congregazione monastica che ha in Camaldoli la sua casa madre.
“Desidero innanzitutto rivolgere un pensiero grato e affettuoso a don Alessandro Barban per il suo prezioso servizio vissuto in questi anni, che ha consentito anche numerose e proficue collaborazioni con la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. A don Matteo Ferrari, chiamato ad assumere questo nuovo e importante incarico a guida della congregazione monastica camaldolese va, invece, il mio augurio per questo nuovo servizio, la mia preghiera e il mio incoraggiamento”.
“La comunità diocesana di Arezzo-Cortona-Sansepolcro – prosegue il Vescovo – accoglie con gioia questa notizia e assicura la sua preghiera per tutti i membri delle comunità camaldolese presenti nel mondo, grata al Signore per il dono, sul proprio territorio, di una così importante presenza monastica della famiglia benedettina”.