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Madonna del Conforto, migliaia di fedeli in Cattedrale. Ad Arezzo otto vescovi e i cardinali Lojudice e Bassetti

La Chiesa di Arezzo-Cortona-Sansepolcro ha celebrato oggi la solennità della Madonna del Conforto. Una “prima volta” per il vescovo Andrea Migliavacca, alla guida della diocesi dal 27 novembre scorso, che ha partecipato con gioia alla grande festa di popolo che ha portato migliaia di fedeli in Cattedrale per omaggiare la Madre di Dio. Una Cattedrale aperta già alle 6 del mattino e chiusa dopo mezzanotte con Messe celebrate ogni ora. 

La Messa pontificale delle 10.30 è stata presieduta dal cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo metropolita di Siena-Colle Val D’Elsa-Montalcino e vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza e concelebrata dal cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo emerito di Perugia-Città della Pieve e da altri sette vescovi, oltre a mons. Migliavacca (Franco Agostinelli, emerito di Prato; Benvenuto Italo Castellani, arcivescovo emerito di Lucca; Rodolfo Cetoloni, emerito di Grosseto, arcivescovo Riccardo Fontana, emerito di Arezzo-Cortona-Sansepolcro; Giovanni Paccosi, vescovo eletto di San Miniato; Marco Salvi di Civita Castellana; Alberto Silvani, emerito di Volterra).

“Nel brano delle nozze di Cana – ha detto nella sua omelia il cardinale Augusto Paolo Lojudice – la Madre di Gesù è così attenta, che si accorge che è finito il vino, che dà ricchezza e sapore alla festa. La sua mancanza è simbolo di una vita dove regna ciò che chiude e toglie speranza: malumori, pessimismo, acidità, tristezze, malinconie. Se ci sono questi aspetti deteriori è difficile che ci sia festa ed è difficile che una relazione umana funzioni. Oggi purtroppo molte relazioni sono caratterizzate da questo”. “Allora penso – ha aggiunto il cardinal Augusto Paolo Lojudice – che questa pagina di Vangelo nell’occasione di questa festa così gioiosa e sentita ci induca a guardarci dentro e a dire dov’è la nostra gioia? Qualcuno direbbe – e lo capisco – ‘con i tempi che corrono c’è poco da gioire’, c’è tanto da essere preoccupati. È vero, ma vivere nella gioia non significa stare con la testa tra le nuvole e non accorgersi di ciò che ti accade vicino, ma vivere queste esperienze difficili non da soli, nella prospettiva di un incontro profondo con il Signore che deve corrispondere a un incontro aperto e solidale con tutti quelli che mi stanno vicino. A partire dalla famiglia tradizionale, nel luogo di lavoro e in tutti i contesti di vita”.

Prima della benedizione a conclusione della Messa pontificale nella Cappella della Madonna del Conforto, il vescovo Andrea ha detto: “Vorrei chiedere che Maria accompagnando tutti noi e vegliando sul mondo intero aiuti l’umanità a trovare le strade del dialogo e della pace. Ne abbiamo tanto bisogno e mi piacerebbe questa diventasse la preghiera oggi di tutti noi: una grande preghiera per la pace perché crescano la fraternità e il dialogo in tutto il mondo, in modo particolare in Ucraina”.

“Non hanno più vino”. È a partire da questa frase pronunciata da Maria alle nozze di Cana che il vescovo Andrea ha poi sviluppato la sua omelia pronunciata nella Messa solenne delle 18. Il Vescovo ha voluto leggere le parole di Maria rivolte a Gesù in una prospettiva positiva sottolineando come queste indichino non tanto un limite quanto “una possibilità che c’è in quella festa”, ovvero che ci sia vino, gioia, “una fatica che rivela una risorsa”. Questo “Non hanno più vino” oggi, lo possiamo dire ai giovani “che siamo invitati a vedere come risorsa, come possibilità bella di sviluppo e apertura della nostra comunità”. Riguarda le forze del volontariato e della carità “che possono moltiplicare la solidarietà verso i più poveri”, ma anche il mondo del lavoro con i suoi disoccupati e i costi che aumentano e che “Maria incoraggia a rinnovare nell’intraprendenza”, ad “aprirsi ai poveri” e muoversi verso “un modello di sviluppo sostenibile”. Non hanno più vino “è l’ambiente che noi feriamo così tanto, ma che è la nostra vita, un dono di Dio di cui essere custodi”. Il Non hanno più vino riguarda la famiglia “da più parti realtà ferita” e che eppure “è il cuore della vita, della cura, della crescita e dunque un tesoro da vivere e riscoprire”. Qui “Maria porta la riconciliazione, ricostruisce i legami spezzati e la famiglia diventa strada di speranza”. Poi il vescovo Andrea ha parlato delle “fatiche delle nostre comunità civili ed ecclesiali che vivono spesso al loro interno le divisioni e hanno difficoltà a vivere come città e come popolo in cammino. Maria ci invita a costruire comunità accoglienti e città abitabili che portano il loro piccolo contributo per la pace di cui tanto abbiamo bisogno”. Tutte queste realtà se le leggiamo come un cammino, come “una ricchezza abitata da Dio” allora “diventa pienezza, gioia, vitalità, una promessa di bene, fedeltà che Dio mantiene per tutti e dove accompagnati da Gesù possiamo vedere i cammini che si aprono, la nostra vita carica di possibilità e di bene”.

La grande festa della Madonna del Conforto arriva dopo una Novena pensata come un grande cammino di esercizi spirituali. Il vescovo Andrea, ha presieduto ogni giorno la Messa delle 18 garantendo così una continuità nella predicazione e ha avuto modo di conoscere e farsi conoscere da tutte le realtà che giorno dopo si sono recate in Cattedrale: dalle parrocchie, alle associazioni e movimenti, senza dimenticare i giovani, le famiglie e le tante realtà della società civile.

Importante l’impegno di Tsd, l’emittente comunitaria della diocesi, che ogni giorno dal 6 febbraio ha trasmesso in diretta nel canale 85 (visibile in tutta la Toscana) e in streaming all’indirizzo www.tsdtv.it/live tutti i momenti principali delle celebrazioni e culminato con circa otto ore di diretta il giorno della festa. 

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