27di Stefano Pezzola
“Non temo il piemontese ma temo il mio paesano che si vende per un pugno di lenticche” affermava Carmine Crocco detto Donatelli o Donatello, brigante italiano tra i piu’ noti e rappresentativi del periodo risorgimentale.
Il ministro della Salute Roberto Speranza, capolista del Partito Democratico nel listino bloccato Campania 01 (Napoli) per il Senato in quota Liberi e Uguali, è entrato a far parte del Parlamento.
E’ stato un vero e proprio cortocircuito all’interno del PD con il lucano Roberto Speranza candidato a Napoli ed il napoletano Enzo Amendola candidato in Basilicata.
A pagarne le spese, come sempre, i territori e gli elettori che non hanno potuto eleggere un proprio rappresentante, o meglio, un rappresentante percepito come proprio.
I simpatici napoletani hanno deciso però di non votare Luigi di Maio.
“L’uomo si distrugge con la politica senza princìpi, col piacere senza la conoscenza , con la ricchezza senza lavoro, con la conoscenza senza carattere, con gli affari senza morale , con la scienza senza umanità, con la fede senza sacrifici” ci ricorda Mahatma Gandhi.
Il napoletano non è ozioso; è filosofo.
Sa che la vita è labile, l’avvenire è fallace, il lavoro è pena.
Luigi Di Maio è stato candidato a Napoli perché il Partito Democratico forse pensava che in quella città chi votava PD non lo faceva per ideologia ma per interesse.
Ma “Napule è mille culure, Napule è mille paure, Napule è a voce d’ ‘e criature”.
Per l’ex grillino un tonfo elettorale.
Impegno Civico ha ottenuto soltanto lo 0,6% dei voti, facendosi superare da tanti altri partiti minori.
E anche a Pomigliano gli hanno voltato le spalle.
E’ pur vero che nessuno è profeta in patria.
Ma ciò non basta a giustificare questa disfatta totale.
La sua Impegno Civico è riuscita a fare peggio di Italia sovrana e popolare di Marzo Rizzo (1,24%) e di Unione Popolari di Luigi De Magistris (1,43%) e di ItalExit di Gianluigi Paragone (1,90%).
In fondo in tempi come questi “dividi et impera”, il cannibalismo politico non è solo feticismo religioso, ma un vero genocidio culturale.