di Stefano Pezzola
Oggi cattura la mia attenzione un nuovo studio scientifico pubblicato su Nature dal titolo “Livelli di anticorpi SARS-CoV-2 tra gli individui completamente vaccinati con infezioni da variante Delta o Omicron“.
A seguente link è possibile consultare lo studio in forma integrale:
https://www.nature.com/articles/s41467-022-32254-8
Autori dell’accurato studio retrospettivo sono le dr.sse Nina Breinholt Stærke e Joanne Reekie del Dipartimento di Malattie Infettive, Ospedale Universitario di Aarhus, Palle Juul-Jensens Boulevard 99, 8200, Aarhus N, Danimarca.
Lo studio ha incluso 6076 partecipanti senza infezione documentata da SARS-CoV-2 prima dell’inclusione nello studio stesso.
La maggior parte dei partecipanti (n = 3939, 64,8%) sono stati censurati alla data della loro terza dose di vaccino e sono rientrati nell’analisi alla loro successiva visita di studio. Altri 1811 partecipanti (29,8%) sono stati censurati alla data della loro terza dose di vaccino e non sono rientrati nell’analisi, i restanti 326 partecipanti (5,4%) non hanno ricevuto una terza dose durante il follow-up.
L’analisi ha incluso un totale di 1.210.203 giorni-persona di follow-up con ciascun partecipante allo studio seguito per una mediana di 243 giorni (intervallo interquartile [IQR] 202-272).
Le infezioni rivoluzionarie da SARS-CoV-2 sono state documentate in 504 individui durante il periodo di studio, producendo un tasso di incidenza complessivo (IR) di 0,42 per 1000 giorni-95% (IC 95% 0,38-0,45).
Di queste 504 infezioni rivoluzionarie, 364 sono state classificate come variante Omicron (IR 1,98, IC 95% 1,78-2,19), 127 casi come variante Delta (IR 0,14 per 1000 giorni-persona, IC 95% 0,12-0,17) e 13 come varianti sconosciute o di altro tipo.
L’obiettivo di questo studio era determinare il livello di IgG anti-spike SARS-CoV-2 totale in partecipanti completamente vaccinati che sperimentavano un’infezione e di indagare il rischio di infezione da breakthrough a diversi livelli di IgG anti-spike totale stratificato dalla variante SARS-CoV-2.
Sintetizziamo.
6 mila vaccinati studiati per circa 6 mesi, durante i quali si sono contagiati in circa 500, tre quarti delta e un quarto omicron.
C’era correlazione con i livelli anticorpali post vaccinazione?
Debole nel caso di Delta, per cui chi aveva livelli alti si contagiava tre volte meno di chi aveva livelli bassi.
Nessuna nel caso di Omicron, per cui chi si contagiava lo faceva, anticorpi o meno.
Ricordo che si tratta di quegli stessi livelli anticorpali che le agenzie regolatorie prendono come riferimento per autorizzare nuovi vaccini ed i vaccini nei bambini.
“Questi risultati suggeriscono che il livello quantitativo di IgG anti-spike ha un impatto limitato sul rischio di infezione“.