lunedì, Novembre 25, 2024

Migranti, le buone pratiche attivate dal comune di Bibbiena

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Bibbiena vuole raccontare il suo modello di gestione dell’immigrazione con l’Associazione Tahomà e lo fa con numeri e caratteristica di una gestione virtuosa che può essere un buon modello da replicare.

 “Siamo uno dei pochi comuni che ha scelto un percorso per minori non accompagnati ma non ne facciamo una bandiera politica, l’obiettivo è solo aiutare queste persone a trovare la loro strada, la loro autonomia. Il nostro modello funziona perché ogni ragazzo viene accompagnato verso l’autonomia e attraverso percorsi di inclusioni veri. L’immigrazione non può essere né lasciata a se stessa, né contrastata, ma gestita guardando sempre al bene delle persone coinvolte”, dice il Sindaco Filippo Vagnoli.

Melina Paluani, Presidente dell’Associazione Tahomà spiega in modo dettagliato il modello scelto da Bibbiena ormai da anni: “Il sistema accoglienza di Tahomà avviene nel contesto del progetto SAI MSNA del Comune di Bibbiena grazie all’RTI NEXT degli enti attuatori Tahomà A.p.s e Oxfam del Ministero degli Interni e si svolge all’interno di 3 strutture con 6 ragazzi per ogni struttura abitativa. Il percorso scelto è riservato ai minori stranieri non accompagnati. Quando arrivano sul territorio italiano, vengono inseriti in strutture come quelle che gestiamo e poi seguiti passo dopo passo verso l’autonomia”.

I minori vengono inseriti in strutture che si trovano nel contesto cittadino e seguiti in ogni loro esigenza. Melina spiega come Tahomà si prende cura di loro: “Il percorso di integrazione deve essere costruito con passaggi precisi e non casuali: innanzitutto l’apprendimento della lingua italiana, cosa questa che ha una priorità perché senza la lingua non possono essere autonomi. Questo avviene sia con la nostra scuola interna ma anche con le scuole del territorio e il Cpia di Arezzo con sede a Bibbiena. Questi progetti consentono loro di ottenere dei titoli che sono riconosciuti per la ricerca per il lavoro. Parallelamente ci occupiamo dei loro documenti, cosa essenziale perché senza documenti non possono crearsi un futuro. Li seguiamo con l’ausilio dei nostri legali e li seguiamo dal punto di vista sanitario con l’assegnazione del medico di base che fornisce loro l’assistenza necessaria a beneficio della persona stessa, ma anche di tutta la comunità”.

A supporto di queste attività di partenza Tahomà organizza anche una serie di laboratori fondamentali per l’integrazione nel territorio oltre che per ottenere competenze utili alla loro vita futura.

La Presidente di Tahomà spiega cosa viene proposto: “Al termine di tutto questo ci sono le attività di integrazione: laboratori artistici, laboratori psicologici, conoscenza dei luoghi ma anche delle persone che sono fondamentali per intrecciare rapporti per il futuro. Una parte veramente grande è quella dello sport. I ragazzi che lo desiderano vengono iscritti nelle squadre della zona e questo è uno dei modi più potenti e gioiosi per integrarsi e fare amicizie durature. Al termine di questo lungo percorso di accudimento, gestione e aiuto, i ragazzi più motivati vengono anche inseriti nelle aziende del territorio”.  

Da Marzo 2016 (quando ha aperto l’Associazione Tahomà) a settembre 2021, sono stati accolti con progetti mirati di accoglienza 115 migranti nei Cas, di cui 10 donne e 35 minori. Mentre dal 2021, anno in cui è iniziato il progetto SAI con capofila il Comune di Bibbiena, sono state 62 permanenze di Minori Stranieri non accompagnati. Le principali nazionalità nei Cas: Gambia, Gana, Sénégal Nigeria. I minorenni provengono da Bangladesh, Pakistan, Gambia, Senegal, Guinea Conakry, Albania.

 

I 18 posti nelle strutture gestite da Tahomà a Bibbiena vanno a rotazione.

Ma cosa fanno i ragazzi una volta raggiunta la maggiore età? Risponde melina Paluani:Quando compiono 18 anni li inseriamo lavorativamente, quelli che seguono un percorso scolastico restano con noi per completarlo. Un esempio che ci fa piacere citare: abbiamo tre ragazzi che hanno scelto di seguire la scuola edile di tre anni ad Arezzo, e oltre quella fanno le serali per la scuola media. Una cosa bellissima per noi che rafforza anche questo percorso che abbiamo scelto di intraprendere in accordo con il Comune di Bibbiena. Noi ci siamo sempre discostati da un certo tipo di accoglienza che non valorizza la persona. Prendersi cura di questi giovani significa trattarli come conviene a un essere umano che ha bisogno certamente di assistenza materiale, ma anche di un’opportunità per crescere e per far accrescere i propri talenti. Nel momento in cui io fornisco un ambiente idoneo seguendo con correttezza tutte le procedure di legge, mettendo in campo tutte le nostre equipe con educatori professionali, faccio in modo che questi giovani possano fiorire e dare il loro contributo di valore a questo territorio o ai territori nei quali decideranno di vivere. Se al contrario li ammassiamo distanti dalla comunità e li abbandoniamo a loro stessi, non solo non li rispettiamo come persone, ma non facciamo del bene neppure ai territori”.

Filippo Vagnoli conclude: “Gli strumenti per governare in modo adeguato l’immigrazione esistono e ci permettono come amministratori di comuni, attivare belle progettualità insieme a partner privati per fare accoglienza adeguata e offrire un percorso di vita adeguato alle esigenze dei migranti. Per noi come aree interne il tema è fondamentale anche dal punto di vista dello spopolamento. Ringrazio l’Assessore al sociale Francesco Frenos e Ufficio sociale e Tahomà per il grande lavoro e una gestione esemplare dei progetti ministeriali. Tutto questo dimostra che la gestione dell’immigrazione non può avere una bandiera, o è fatta bene e nel rispetto dell’essere umano, o è fatta male e quindi porta nocumento alla comunità”.

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