Al Teatro Petrarca di Arezzo, ieri sera, si è svolto il 137* concerto della tournée Dodici note bis, di Claudio Baglioni, un evento unico , raro, irripetibile e impossibile per qualsiasi altro artista che non sia lui.
Ormai da mesi gira l’Italia calcando i palchi dei più bei teatri all’italiana, sei giorni su sette, esibendosi per più di tre ore consecutive ( il concerto di Arezzo è iniziato alle 21.00 ed è terminato alle 00.40 ); una capacità sovrumana di cantare e suonare da solo per cosi tanto tempo, impossibile per qualsiasi giovane o vecchia leva del panorama musicale nostrano.
Inoltre ha sorpreso con l’ironia e la capacità di divertire il pubblico con continue battute e gag, fra un pezzo e l’altro ( caratteristica non conosciuta da molti).
A questo si aggiunge l’eleganza di linguaggio e di modi, ormai sconosciuti dai nuovi modelli musicali prodotti dalla tv e recentemente dal Festival della musica italiana, fatto di tutto e di peggio, con la musica relegata a sola comparsa, “il contorno del contorno”, come ha recentemente espresso durante un’intervista.
Finalmente abbiamo assistito ad un concerto senza arroganza e volgarità, senza malafede e oscenità, quello che d’altronde non hanno bisogno di mettere in posta i veri artisti.
La scaletta è coinvolgente, pezzo dopo pezzo, il pubblico così vicino all’artista e alle emozioni che via via si dilatano e si intrecciano in un percorso tra passato, presente e futuro, come stanno a testimoniare i tre pianoforti presenti sul palco.
Un percorso che corre agile fra le note e le vite di almeno quattro generazioni presenti ieri sera, densò di ricordi ma anche di speranza e di consapevolezza.
Per chi non conoscesse bene l’artista Baglioni, oltre che aver venduto più di 60 milioni di dischi ed avere ancora, dopo più di 30 anni, il record dell’album più venduto nella storia della musica italiana, con “La vita è adesso”, ha anche un elenco ampio e non esaustivo delle innovazioni e prime volte assolute, incomparabile:
Baglioni, infatti, è stato il primo a inaugurare la stagione dei grandi raduni pop-rock (1982: “Alé-oó”), con più di 400.000 spettatori al Circo Massimo;
il primo a suonare da solo, con la tecnologia Midi, tutti gli strumenti e tutte le parti, da one man band (1986: “Assolo”);
il primo a posizionare il palco al centro della scena (1991: “Oltre una bellissima notte”), decretato dalla rivista Bilboard il miglior concerto al mondo di quell’anno;
il primo a eliminare completamente il palco dallo spazio d’esibizione (1996: “Tour Rosso”);
il primo in tour con la propria band a bordo di un camion (1996: “Tour Elettrico”);
il primo a performare al centro dei più grandi stadi italiani, con il pubblico a gremire tribune e curve come negli eventi sportivi (1998: “Da me a te”; 2003: “Tutto in un abbraccio”);
il primo a utilizzare tecnologie virtuali, laser sagomati e oggetti interattivi (2000: “Tour Blu – Il Viaggio”);
il primo a esibirsi, con pubblico, nell’anfiteatro di Pompei (2000: “Sogno di una notte di note”);
il primo a intraprendere un giro di recital nei teatri all’italiana (2001: “InCanto”);
il primo a progettare i palchi delle proprie esibizioni live (2003-2004: “Crescendo”, con il palco, su quattro livelli sovrapponibili, e 2006-2007: “Tutti Qui” con un magazzino centrale, suddiviso in quattro aree contenutistiche);
il primo a riportare, in epoca moderna, il palcoscenico al centro dell’Arena di Verona (2018: “Al centro”);
il primo ad aprire la stagione estiva dell’Opera di Roma, alle Terme di Caracalla e il solo a rappresentarsi per dodici serate consecutive (2022: “Dodici Note – Tutti Su!”).
Insomma il primo della classe e l’ultimo Re di Roma.
Grazie Claudio di aver donato ad Arezzo una serata di grande musica ed arte varia.
M.R.