di Stefano Pezzola
«Ieri cantavo i vinti, oggi canto i futuri vincitori: i nomadi, le infinite prinçese, chiunque coltivi le proprie diversità con dignità e coraggio, attraversando i disagi dell’emarginazione con l’unico intento di rassomigliare a se stesso, è già di per sé un vincente perché muove la storia, perché è soltanto dai comportamenti non uniformi e non omologati al gregge della maggioranza che l’umanità, tutta l’umanità, riesce a trovare spunti evolutivi». Fabrizio De André scriveva questo nei suoi appunti.
Lui, il poeta anarchico le cui canzoni mostrano un profondo e indissolubile filo rosso: la difesa degli emarginati, i diversi, i solitari, quelli che stanno ai margini, o perché ce li ha cacciati il sistema o perché l’hanno scelto loro.
I suoi brani, d’altronde, sono da sempre estremamente attuali, in quanto sviscerano molte tematiche importanti, o meglio alcuni “mali” di cui la società purtroppo continua a macchiarsi. Il più eterno? La mancanza di ascolto, il non saper accettare posizioni o atteggiamenti diversi da quelli dominanti.
Ad oggi chi sono gli spiriti solitari, quelle anime emarginate tanto difese dal celebre cantautore? Coloro che invano, per mesi, hanno tentato di opporsi al tandem “vaccino-Green Pass” provando a far valere la propria diversità di pensiero, ma che alla fine sono rimasti incastrati in questo circolo vizioso che, a piccoli passi, sta deturpando il dogma imprescindibile su cui dovrebbe basarsi ogni democrazia: la libertà di pensiero.
Sono circa 23 milioni, tra settore pubblico, privato e autonomo, i lavoratori che a partire dal 15 ottobre dovranno dunque munirsi del certificato verde, un provvedimento che non è stato affatto accolto bene. L’Italia è infatti l’unica nazione europea ad introdurre il Green Pass obbligatorio, nonostante la versione europea del certificato verde vieti espressamente qualsiasi discriminazione tra vaccinati e non vaccinati.
Di fatto, per dirla brevemente, il Governo italiano ha istituito l’obbligo vaccinale senza istituire l’obbligo vaccinale. I lavoratori dipendenti, ad esempio, sono finiti sotto scacco: orari ridotti per potersi recare a fare il tampone, numero limitato di strutture adibite a questo servizio e, infine, l’immancabile pressione dei datori di lavoro, incuranti delle esigenze dei propri dipendenti. Una strada senza uscita, dunque: di fronte ad una tale confusione l’unica alternativa che per molti va profilandosi è quella di vaccinarsi, un’alternativa che però profuma di ricatto ben mascherato.
A questo punto strappare la tessera dei sindacati potrebbe apparire come un dovere, vista la mancanza di empatia e di sostegno riservata a questa categoria di persone completamente abbandonate a loro stesse. Della serie: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
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