CIVITELLA – Sono passati 80 anni dalla strage del 29 giugno del 1944 a Civitella in Val di Chiana, in provincia di Arezzo. Oggi, nel giorno della Liberazione, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato nella cittadina toscana per ricordare i gravi fatti di 80 anni. Quel giorno vennero assassinate 250 persone. Tra queste, donne, anziani, sacerdoti e oltre dieci minorenni. Il più piccolo, Gloriano Polletti, aveva solo un anno. Maria Luisa Lammioni due. L’eccidio avvenne nel giorno della festa dei Santi Pietro e Paolo, scelto apposta per colpire più persone. Il parroco di Civitella, don Alcide Lazzeri, e quello di San Pancrazio, don Giuseppe Torelli, provarono a offrire la loro vita per salvare quella del loro popolo, ma inutilmente. Furono uccisi anch’essi, insieme agli altri.
“CIVITELLA VAL DI CHIANA SIMBOLO BARBARIE NAZIFASCISTA”
“Siamo qui riuniti a Civitella in Val di Chiana per celebrare il 25 aprile, anniversario della Liberazione, a ottant’anni dalla terribile strage nazifascista perpetrata, in questo territorio, sulla popolazione inerme. Come abbiamo poc’anzi ascoltato dalle parole del sindaco, della professoressa Ponzani, dalle letture – ringrazio Ottavia Piccolo per la sua appassionata interpretazione – e, con emozione, dalla straordinaria testimonianza di Ida Balò, gli eccidi avvennero, oltre che a Civitella, a Cornia, dove la crudeltà dei soldati della famigerata divisione Goring si sfogò in maniera particolarmente brutale, con stupri e uccisioni di bambini. Nella stessa giornata si compiva, non lontano da qui, un altro eccidio, a San Pancrazio, dove furono sterminate oltre settanta persone”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo in occasione delle celebrazioni per il 25 aprile a Civitella in Val di Chiana, a ottant’anni dalla strage del 29 giugno del 1944.
LA STRAGE DEL 29 GIUGNO 1944
Come è attestato dai documenti processuali, ha proseguito Mattarella, “gli eccidi furono pianificati a freddo, molti giorni prima, e furono portati a termine con l’inganno e con il tradimento della parola. Si attese, cinicamente, la festa dei Santi Pietro e Paolo per essere sicuri di poter effettuare un più numeroso rastrellamento di popolazione civile. La tragica contabilità del 29 giugno del ’44, in queste terre racconta di circa 250 persone assassinate. Tra queste, donne, anziani, sacerdoti e oltre dieci minorenni. Il più piccolo, Gloriano Polletti, aveva solo un anno. Maria Luisa Lammioni due. Il parroco di Civitella, don Alcide Lazzeri, e quello di San Pancrazio, don Giuseppe Torelli, provarono a offrire la loro vita per salvare quella del loro popolo, ma inutilmente. Furono uccisi anch’essi, insieme agli altri. Alcuni ostaggi, destinati alla morte, rimasero feriti o riuscirono a fuggire. Nei loro occhi, stupefatti e impauriti, rimarrà per sempre impresso il ricordo di quel giorno di morte e di orrore”.
“Sono venuto oggi qui a Civitella, uno dei luoghi simbolo della barbarie nazifascista, per fare memoria di tutte le vittime dei crimini di guerra, trucidate, in quel 1944, sul territorio nazionale e all’estero- ha sottolineato il capo dello Stato-. Non c’è parte del suolo italiano – con la sola eccezione della Sardegna – che non abbia patito la violenza nazifascista contro i civili e non abbia pianto sulle spoglie dei propri concittadini brutalmente assassinati. La Regione che ci ospita, la Toscana, è tra quelle che hanno pagato il più alto tributo di sangue innocente, insieme all’Emilia Romagna e al Piemonte”.
Fonte
Agenzia DIRE
www.dire.it