Quando lo intervistai fu carino e disponibile, ed ad un mio chiodo fisso di domanda che faccio ai giornalisti di un certo tipo, circa la possibilità che scrivendo qualcosa cambi - mia croce spirituale - lui mi dette una risposta che poi ho fatta mia, riciclandola più volte quando scrivo.
"Volevamo cambiare il mondo, ma poi ci siamo resi conto che è già qualcosa se siamo riusciti a cambiare noi stessi".
Questa è la pomata che mi spalmo quando ho dolori spirituali, e le mani non vogliono scrivere. Il mio pensiero va a lui per avermi acceso questo led.
Difficile? Oggi sono due montagne invalicabili.
Quando morirò se vi provate a scrivere, RIP, Che la terra ti sia lieve, Buon Viaggio, esco dalla bara e vi dò un calcio sui coglioni.
Amen. Così Sia.
Nick Cave, il cantante australiano, per quelli non addetti ai lavori, ha avuto l’esperienza di avere ben due figli in giovane età che gli sono scivolati dalle mani, e sono deceduti in circostanze tragiche. Lui era occupato a esibirsi nel mondo. Come direbbe Fabrizio De André, lei signora è piuttosto distratta, ha perso un figlio…
Nick Cave ha scritto vari brani, quasi 3 CD interi, su questa esperienza della morte dei figli.
Ve n’è uno in cui ha espresso l’irrefrenabile necessità di vedere per l’ultima volta un famigliare.
Una corsa in macchina nella città, arriva a casa, salta la siepe e si getta ad aprire la porta di cucina per trovare la persona, vederla sorridere e carezzarla per l’ultima volta. Just in Time, Giusto in Tempo.
Voglio aggiungere una terza cosa alla corta lista delle due sopra.
Date una Carezza alla Persona, sulla mano se siete timidi, sul volto se siete ad un livello superiore di confidenza con voi stessi.
O come direbbe Otis Redding con versi che non si scrivono più, Try with a Little Tenderness, Prova con un po’ di Tenerezza.
Lieta Domenica.