“I popoli del Parco” raccoglie, in collaborazione con il C.R.E.D. dell’Unione dei Comuni del Casentino e nel quadro della Carta europea del Turismo sostenibile, tanti anni di lavoro di ricerca etnografica nel territorio oggi ricompreso nell’area protetta. E’ un progetto dedicato al patrimonio materiale e culturale di generazioni di donne e uomini che vi si sono succedute.
Chi erano gli abitanti di queste montagne, che per secoli ne hanno tratto di che vivere? E, soprattutto, quali erano i loro saperi, la loro cultura? La trasmissione orale delle competenze e delle conoscenze ha esposto questa sapienza al grande rischio dell’oblìo, con l’incalzare del richiamo delle fabbriche del fondovalle, dell’idioma unico nazionale televisivo romano/milanocentrico e delle mode.
Da qui il progetto dedicato, nell’ambito del quale si inserisce questa mostra che rende omaggio al “saper fare”, di gente che utilizzava ciò che la natura metteva loro a disposizione con oculatezza, dando un grande valore ad ogni cosa e imparando a plasmare la materia per farne oggetti, strumenti di lavoro. Era gente che per vivere faceva tanti mestieri: boscaiolo, pastore, artigiano, agricoltore, allevatore… Solo così si riusciva a “mettere insieme il pranzo con la cena”, accumulando d’altro canto una grande mole di conoscenze e competenze: appunto “sapere delle mani”.
“Le identità culturali per tanti secoli sono state circoscritte da enti geografici: mari, deserti, laghi, montagne insormontabili… La distinzione fisica, in relazione ad una diversa conformazione degli ambienti naturali, dava deterministicamente forma al racconto condiviso della propria appartenenza. Molti dei conflitti che hanno segnato il Novecento in Africa nascono da una eccessiva fiducia dei colonizzatori, all’atto di separare i territori in stati, nella razionalità geometrica di squadre e righelli. Il territorio del Parco nazionale, oggi separato da due Regioni e tre Province, gode di una identità comune. Si tratta di un valore che raccoglie radici condivise e rilancia connessioni di un comprensorio che, baricentrico rispetto alle città di Firenze, Ravenna, Forlì e Arezzo, ha impregnato di sé molti tratti della articolata storia ‘minore’ – forse forse meno roboante delle guerre e trattati di quella ‘maggiore’ – in usi, costumi e credenze. Quest’ultima si è innestata, con la forza paziente e inarginabile delle acque carsiche, nella prima”. Luca Santini, presidente del Parco.
L’inaugurazione avverrà sabato 14 gennaio, alle 17, nella sala Zangheri, presso il centro visita di Santa Sofia (FC). Saranno presenti il Presidente del Parco nazionale e il sindaco di Santa Sofia, Daniele Valbonesi. La mostra sarà visitabile ogni sabato e domenica fino al 12 febbraio dalle 15 alle 18. Si inserisce negli eventi per il festeggiamento del trentennale del Parco nazionale previsti nel corrente anno.