Malattie, medicina e pandemia durante la Prima Guerra Mondiale. Questi temi saranno trattati dal dottor Marcello Caremani in occasione di una duplice presentazione del suo ultimo libro “Vivere e morire in trincea” in programma sabato 21 maggio a Bibbiena e domenica 22 maggio a Monte San Savino, quando verranno proposti due dibattiti a partecipazione libera e gratuita dove la storicità del conflitto verrà trattata con un inedito taglio medico-sanitario. L’opera si sviluppa infatti attraverso un’indagine volta a portare alla luce le difficoltà e le sofferenze vissute dai soldati nelle trincee durante la Prima Guerra Mondiale in cui contrassero molte malattie, alcune conosciute e altre mai viste, illustrate attraverso le ricerche e le conoscenze di Caremani (già direttore dell’Unità Operativa di Malattie infettive e del Dipartimento di Medicina specialistica dell’ospedale San Donato).
Il primo appuntamento, promosso dall’associazione culturale Milleforme, sarà alle 18.00 del 21 maggio nella sala del Consiglio Comunale di Bibbiena: la serata, moderata dal giornalista Francesco Caremani che ha contribuito alla stesura del saggio, si svilupperà attraverso un dialogo tra l’autore e il ricercatore e storico delle due guerre mondiali Michele Bianchini. Il giorno successivo, alle 17.00, “Vivere e morire in trincea” sarà presentato nella sala conferenze del Cassero di Monte San Savino all’interno di un evento promosso dalla sezione locale della ANCR – Associazione Nazionale Combattenti e Reduci. L’incontro sarà aperto dai saluti del presidente della ANCR Lino Rossi e del sindaco Margherita Gilda Scarpellini, poi la vicepresidente della ANCR Caterina Testi introdurrà la relazione di Caremani in cui saranno illustrate le sofferenze patite dai soldati durante la Grande Guerra e il difficile lavoro del personale sanitario a causa di patologie originate dalle cattive condizioni di vita e dall’assenza di igiene personale con il pullulare di parassiti e topi.
Il libro propone infatti una dettagliata ricostruzione sulla nascita e diffusione di nuovi virus causata anche dall’assembramento nelle trincee dove i morbi dilagavano colpendo e uccidendo centinaia di soldati, come nei casi più diffusi di tifo petecchiale o colera. Un particolare focus sarà orientato anche verso patologie meno conosciute ma distintive di questa guerra quali il piede da trincea e lo Shell Shock (o “Scemo di guerra”). «Ringrazio gli organizzatori di entrambi gli appuntamenti in calendario – commenta Caremani, – dove sarà proposto un percorso storico e sanitario fino alla Prima Guerra Mondiale. “Vivere e morire in trincea”, pur nella sua durezza e crudezza, è animato da un parallelo messaggio di speranza e da un’interessante riflessione su come i grandi drammi della storia siano stati spesso un’occasione per un ulteriore progresso: le patologie emerse durante il conflitto, infatti, sono state un incentivo per la ricerca medico-sanitaria che permise, in quegli anni, di arrivare a fondamentali scoperte quali la prima vera medicazione antibatterica o la tintura di iodio».