venerdì, Novembre 22, 2024

Butac non ha nemmeno capito quali documenti AIFA avrebbe detto di non avere

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di Andrea Giustini

In questo articolo il sito Butac sentenzia che la notizia che AIFA, di fronte al Tar del Lazio, abbia ammesso di non disporre delle certificazioni obbligatorie su sicurezza ed efficacia dei vaccini per la vendita condizionata, sia falsa (“malinformazione” scrivono su un’immagine). Ma i cacciatori di bufale la smentiscono veramente? In realtà no

Il noto blog compie tutta una serie di errori e finisce per creare e spargere proprio una bufala (anzi, più di una). Brevemente Butac:

  • riporta male le fonti e fa confusione fra persone;
  • cambia in itinere l’oggetto della questione da smentire;
  • usa infine un argomento fuori luogo e fuorviante.

Mostriamolo nel dettaglio. 

Avvertenza: questo articolo non vuole dimostrare che AIFA abbia invece ammesso presso il Tar del Lazio di non disporre di alcuni documenti sui vaccini. Piuttosto che quanto scritto da Butac sia fallace, non considerabile “fact-checking” sulla questione. In conclusione si riporterà comunque una ricostruzione della vicenda basata su documenti di natura legale che, se confermata, non lascia ombra di dubbio.

Le bufale di Butac

Butac inizia la sua “disamina” riprendendo la notizia da Presskit. Ne riporta il titolo a caratteri cubitali: “Aifa ammette di fronte al Tar di non avere le certificazioni di efficacia e sicurezza obbligatorie per la vendita condizionata”. “Fonte dell’articolo – dice Butac –sono le parole dell’avvocato Renate Holzeisen“.

Prima bufala: la fonte della notizia non sono le parole di Renate Holzeisen. Basta infatti aprire l’articolo di Presskit per constatare che a dire che AIFA abbia ammesso di non avere le certificazioni sia invece l’avvocato Andrea Oddo, intervistato da Come Don Chisciotte. Holzeisen non parla nemmeno di AIFA nel testo che Butac cita (non lo si riporta nemmeno perché inutile).

La fonte reale inoltre è un comunicato di Istanza per i Diritti Umani (IDU) e Diritti Umani e Salute (DUS), redatto a seguito dell’udienza del 2 dicembre scorso presso il Tar del Lazio. Sono queste due associazioni, assieme ai propri legali, ad aver fatto richiesta ad AIFA, tramite istanza di accesso agli atti, dei documenti: Relazioni Intermedie e PSUR. E ad aver successivamente fatto ricorso.

Dopo di ché maicolengel butac sentenzia: “I documenti che vengono richiesti sono sempre gli stessi, trovate gli articoli linkati qui in fondo” – dando a intendere che Butac avrebbe già da tempo chiuso il caso. “Non è vero che non esistono”.

Seconda bufala: nessuno, né Oddo né Holzeisen, ha detto che i documenti “non esistono”. Semmai, come si legge su Presskit, che AIFA ed altre Istituzioni (come vedremo in conclusione), non dispongono di queste certificazioni o non ne hanno concesso la visione. E’ qui che Butac, per disattenzione o malafede, cambia quindi l’oggetto della questione: da se AIFA abbia davvero ammesso di non avere certi documenti in tribunale a se certi documenti “esistono” da qualche parte.

Dunque ha già fallito nel suo intento di smentita: qualsiasi cosa riportata da questo momento è fuori luogo e inutile, poiché non più relazionata con le presunte dichiarazioni di AIFA in sede processuale.

Butac continua: “(i documenti) sono pubblicati con regolarità e si trovano tutti nella pagina di EMA“.  Li trovate suddivisi per tipo di vaccino: Comirnaty, Vaxzevria, Spikevax, Jcovden, Nuvaxovid, COVID-19 Vaccine Valneva. Ma vengono rilasciati aggiornamenti cumulativi su tutti i tipi di vaccino, l’ultimo del 10 novembre ad esempio, sul vaccino su cui fa domanda l’avvocato Holzeisen (Comirnaty) […]”.

Terza bufala: i documenti di aggiornamento sui vaccini indicati da Butac sono degli EPAR (European Public Assessment Reports). Quelli invece richiesti da ISU, DUS e dai relativi legali erano, come già scritto, Relazioni Intermedie e PSUR. Gli PSUR (Periodic Safety Update Reports) sono specifici documenti di farmacovigilanza atti a fornire una valutazione del rapporto beneficio-rischio di un dato farmaco immesso nel commercio. Sessantotto pagine di guide lines, ne specificano tutto: dal formato alle informazioni che deve contenere. Quelli indicati dal blog quindi non sono i documenti che AIFA avrebbe ammesso in tribunale di non avere.

Così facendo i “cacciatori di bufale” hanno dimostrato di non aver nemmeno compreso a quali documenti di preciso si riferisse la notizia da smentire, e indicandone altri hanno fuorviato centinaia di lettori. Inutile poi dire che EMA non è AIFA e che qualsiasi cosa sia presente nel sito della prima nulla ha a che fare con quanto eventualmente dichiarato dalla seconda al Tar del Lazio.

Conclusione: l’articolo di Butac è fallace e non smentisce la notizia che AIFA, di fronte al Tar del Lazio, abbia ammesso di non disporre delle certificazioni obbligatorie su sicurezza ed efficacia dei vaccini per la vendita condizionata. L’unico modo per smentire ciò sarebbe stato controllare gli atti processuali dell’udienza, verificando se l’Istituzione avesse risposto diversamente da come riferiscono IDU, DUS e legali: non è quello che il blog ha fatto.

Ricostruzione dei legali di IDU e DUS

Sin dal 21 novembre 2021, IDU e DUS hanno condotto indagini per verificare se le 4 case produttrici dei vaccini avessero consegnato alle istituzioni, sia italiane che europee, tutta la documentazione obbligatoria e a norma di legge per l’autorizzazione alla vendita dei vaccini. Ben prima dell’udienza del 2 dicembre al Tar, le due associazioni avevano chiesto non solo ad AIFA, ma anche a Ministero della Salute ed EMA, tramite istanza di accesso agli atti, le due tipologie precise di documento già citate: Relazioni Intermedie e PSUR.

Secondo quanto ricostruito dai legali Enzo IapichinoAntonio PetrongoloAndrea OddoStefano Galeani e Aldo Minghelli (Galeani e Minghelli sono Consiglieri dell’Ordine degli Avvocati di Roma), nessuna delle tre Istituzioni ha fornito la documentazione richiesta.

In particolare AIFA, tramite il Direttore Generale Nicola Magrini:

  • ha risposto di non possedere la documentazione richiesta in quanto tali dati avrebbero “natura riservata” essendo di “proprietà esclusiva delle aziende produttrici”,
  • per reperire le Relazioni intermedie ha invitato quindi a rivolgersi ad EMA;
  • per consultare gli PSUR ha indicato agli istanti un link di collegamento del sito della stessa EMA, il quale portava ad una pagina non più esistente.

Mentre EMA ha negato l’accesso agli atti (senza però specificare se sia in possesso o meno della documentazione richiesta) perché:

  • la divulgazione dei documenti richiesti pregiudicherebbe gravemente il processo decisionale;
  • i documenti richiesti rientrerebbero fra le “eccezioni” previste dal regolamento e dalla politica e dall’Agenzia, e pertanto non possono essere divulgati (fra queste vi sono l’Ordine pubblico e le questioni militari);
  • l’Agenzia non avrebbe individuato nessun interesse pubblico prevalente che giustifichi la divulgazione dei documenti richiesti e che prevalga sulla tutela dell’interesse sopra individuato.

Ciò ha spinto le associazioni ad una querela contro Ministero della Salute, Comitato Tecnico Scientifico e Istituto Superiore di Sanità, per i reati di: omissione d’atti d’ufficio, abuso d’atti d’ufficio, omicidio colposo, lesioni personali, falsità ideologica, procurato allarme, falso in atto pubblico, con tra l’altro richiesta di sequestro di tutti i lotti di vaccino. Inoltre le associazioni hanno fatto ricorso al Tar del Lazio contro AIFA, quello appunto dell’udienza del 2 dicembre scorso, dove AIFA avrebbe messo agli atti di non avere le certificazioni richieste.

Stando alla ricostruzione dei legali quindi, AIFA aveva messo nero su bianco di non disporre di Relazioni Intermedie e PSUR ben prima dell’udienza del 2 dicembre.

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