venerdì, Novembre 22, 2024

Malinverno di Domenico Dara

I PIU' LETTI


a cura di Roberto Fiorini

 

Il destino è un qualcosa che ha sempre attraversato molti libri.
C’è una parte che ha a che fare strettamente con la narrativa, nella quale il destino è un po’ la storia obbligata che l’eroe persegue o alla quale si ribella.
Un aspetto romantico ed epico.
Il concetto di destino probabilmente è nato con l’uomo.
È la storia che gli dei hanno scritto per l’uomo.
Nel destino inconsciamente cerchiamo una ragione all’esistenza.
Una specie di geometria che giustifica le domande alle quali non c’è risposta.
L’altro aspetto del destino è quello della scelta.
Scegliersi il proprio destino.
Tracciare la propria via.
E questo aspetto giustifica noi stessi, singolarmente.
Era probabilmente destino che entrato in un libreria incontrassi due giovani e simpatiche libraie entusiaste di propormi per la lettura un romanzo che “avevano amato moltissimo”.
Un romanzo di un autore che non conoscevo presentatomi dalle libraie come la storia di un personaggio che “lotta davvero per avere un destino”.
Così come tutti noi lottiamo nella vita quotidiana per sceglierci il nostro destino.
Leggo subito che Domenico Dara (classe 1971) dopo aver trascorso l’infanzia e l’adolescenza a Girifalco, in Calabria, ha studiato a Pisa, laureandosi con una tesi sulla poesia di Cesare Pavese.
Ha esordito con Breve trattato sulle coincidenze (Nutrimenti 2014) la storia del postino di Girifalco con la passione per le lettere d’amore che ha raccolto l’apprezzamento dei lettori ed il favore della critica. 
Per la sua opera prima, già finalista al Premio Calvino, ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Palmi, il Premio Viadana, il Premio Corrado Alvaro e il Premio Città di Como.
Nel 2016 pubblica, sempre per Nutrimenti, Appunti di meccanica celeste.
Nel 2020 passa a Feltrinelli pubblicando Malinverno, il romanzo da me acquistato a seguito dell’appassionato suggerimento delle giovani libraie di Giunti che ringrazio di cuore.
Ci sono paesi in cui i libri sono nell’aria, le parole dei romanzi e delle poesie appartengono a tutti e i nomi dei nuovi nati suggeriscono sogni e promesse.
Timpamara è un paese così da quando, tanti anni fa, vi si è installata la più antica cartiera della regione, a cui si è aggiunto poco dopo il maceratoio.
E di Timpamara Astolfo Malinverno è il bibliotecario: oltre ai normali impegni del suo ruolo, di tanto in tanto passa dal macero per recuperare i libri che possono tornare in circolazione.
Finché un giorno il messo comunale gli annuncia un nuovo impiego: il pomeriggio continuerà a occuparsi della biblioteca, ma la mattina sarà il guardiano del cimitero. Lettore dalla vivida immaginazione, Astolfo mescola le storie dei romanzi – per i quali inventa nuovi finali – con quelle dei compaesani, dei forestieri, dei lettori della biblioteca e dei visitatori del cimitero, dei vivi e degli estinti.
A incuriosirlo è soprattutto una lapide senza nome e senza date: solo una fotografia, una donna dallo sguardo candido e franco, i capelli divisi in due bande liscissime e l’incarnato pallido.
Per lui è da subito la sua Madame Bovary, la sua Emma.
Attratto dal mistero racchiuso in quel volto, Astolfo si trova a seguire il filo che sembra dipanarsi dalla fotografia: tra i viottoli e le campagne di Timpamara, complice l’apparizione di una giovane sconosciuta nerovestita, prende forma a poco a poco una storia che mai Astolfo avrebbe saputo immaginare.
W. B. Yeats scrive “la responsabilità ha inizio nei sogni”.
È una frase straordinaria, che solo un grande poeta poteva scrivere, perché ha più di una lettura.
Ma fondamentalmente significa che quel che sogniamo ci definisce.
È come se la nostra vita intera nascesse da quel che sappiamo sognare.
Il sogno è un utero che ci contiene integralmente, profondamente.
Non a caso noi usiamo sognare come sinonimo di desiderare.

Malinverno di Domenico Dara pubblicato a Feltrinelli è un romanzo di 328 pagine, ognuna delle quali confidi non finisca mai.

Un romanzo bellissimo.

Pieno zeppo di passione e speranza.

Un romanzo scritto con assoluta precisione di scrittura e di pensiero.

Un romanzo che si appicca addosso al lettore fin dalle prime pagine.

Doloroso e che va dritto alla pancia e al cuore.

E proprio per questo necessario.

In Francia circa 26 mila tonnellate all’anno di libri invenduti vengono inviate–al macero per diventare carta riciclata, imballaggi o anche carta igienica.

A Bologna invece Claudio Rizzoli ha creato La casa del libro ritrovato insieme a suo figlio affetto da sindrome di down.

È un appartamento dove ha raccolto 15 mila libri accessibili a tutti evitando di vederli inviare al macero.

Astolfo Malinverno – il protagonista del romanzo di Domenico Dara – ha sempre vissuto preferendo i libri alle persone, immaginando gli scenari dei suoi amati romanzi proiettati sulla realtà.
Fantastico e del reale si mescolano per raccontare un uomo che rincorre i propri sogni e desideri ricoprendo il proprio passato.

 

Non nasciamo il giorno in cui veniamo alla luce, nell’attimo in cui braccia sconosciute ci trascinano nell’infinito e indecifrabile corso della storia, ma molto prima, quanto il pensiero di noi si è insinuato nella mente ancora libera di uomini e donne, quando il nome d’un essere inesistente appare nell’orizzonte sfumato d’una vita possibile“.

La vicenda di Astolfo si intreccia con quella di un intero paese.
Attraverso il suo mondo letterario, il lettore impara a conoscere la comunità di Timpamara da Elea Maierà, il risuscitato ad Anatolio Corigliano che decide di scrivere la sua autobiografia.
Da Margherita che perde il suo grande amore convolto in un incidente in motocicletta
ad Isaia Caramante e il suo mondo fatto di suoni e voci registrate con il magnetofono.
Non voglio svelare di più.
Le pagine sono ricche di riferimenti letterari, metafore e toni poetici sorprendenti.
La narrazione condotta in prima persona cattura da subito l’attenzione del lettore rendendolo pienamente partecipe di una storia originale, fantastica ma incredibilmente reale.
Attraverso il cuore di Astolfo Malinverno siamo parte del suo mondo e della sua semplicità capace di cogliere ogni sfumatura del dolore e quella poetica delle piccole cose troppo spesso dimenticata.
Viviamo la magia del grande amore con la forza dell’immaginazione.
Un romanzo accogliente, un meraviglioso rifugio per l’anima.
Le riflessioni di Astolfo Malinverno, nato con qualche centimetro in meno su ina gamba, molto amato dai genitori ma prestissimo rimasto orfano, ci propongono domande sulla vita, sulla morte e sull’amore.
Malinverno riscrive i regolamenti del cimitero, cancella, aggiunge e modifica, per andare incontro agli uomini ed avvicinare la legge alle loro necessità e ai loro desideri.
Malinverno tiene il registro dei libri in biblioteca con classificazioni impossibili ma anche il registro dei morti al cimitero.
Una vera sorpresa il romanzo di Domenico Dara, un inatteso incontro che mi ha lasciato stupefatto e grato per la prosa elegante e rigogliosa, per la quale consiglio una lettura a voce alta.
La morte non è minaccia, ma riposo, riflessione, abbandono alla quiete meditativa.
Il cimitero e la biblioteca di Timpamara sono luoghi della memoria.
Astolfo Malinverno si chiama così perché i genitori lo hanno concepito su un cumulo di libri che stavano per essere inviati al macero e perché la madre aveva amato quello stralcio di poema dove si parlava di un cavaliere che era andato sulla luna.
La fluidità di scrittura e la ricchezza stilistica rendono la narrazione una sorta di trappola dalla quale il lettore non può fuggire.
Ad ogni riga si rimane affascinati, rapiti, sorpresi.
Una storia fatta di incontri, fatalità, ipotesi ma anche di possibilità e sogni.
Un romanzo da leggere, poco altro da aggiungere.

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