domenica, Dicembre 22, 2024

A Arezzo, una delle più celebri opere pittoriche del Trecento torna a casa

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A causa dell’emergenza sanitaria saranno invece rinviati a data da destinarsi gli eventi in programma per celebrare il ritorno del capolavoro nella sua sede originaria.

Si conclude così un importante lavoro di pulitura, consolidamento e messa in sicurezza che restituisce all’ammirazione, allo studio e alla devozione uno dei capolavori indiscussi dell’arte medioevale.

Sarà tuttavia necessario pazientare ancora un po’ per celebrare con la solennità dovuta il ritorno dell’opera nella sua sede originaria: a causa dell’emergenza sanitaria, sono infatti rinviati a data da destinarsi gli eventi che erano stati programmati per suggellare questo importantissimo momento.

L’opera

L’opera, una tempera su tavola fondo oro che è pietra miliare nel percorso artistico e biografico del Lorenzetti, venne realizzata tra il 1320-24.

Lo documenta il contratto stipulato il 17 aprile 1320, con il quale il vescovo Guido Tarlati impegna il maestro senese, richiedendogli espressamente di dipingere figure bellissime con colori pregiati, in campi dorati con oro da cento fogli a fiorino.

Il documento, che resta uno tra i più illuminanti dell’epoca per la relazione opera-artista-committente, oltre a richiedere elevati requisiti di qualità, impone al pittore di impegnarsi senza interruzioni e senza assumere altre committenze fino ad aver raggiunto la “perfezione” dell’opera e specifica che spetta al vescovo Guido e ai canonici della Pieve di approvare la tavola finita (pattuita per centosessanta lire pisane).

E la perfezione Pietro Lorenzetti la raggiunse: il dipinto piacque alla committenza e venne collocato sull’altare maggiore della Pieve, dove, nonostante spostamenti che ne hanno in parte cambiato lo status, ancora si trova.

Il polittico è arrivato ad oggi privo di significative parti strutturali, come le due colonne poste alle estremità con sei figure dipinte per ciascuna, che dovevano renderlo autoportante sostenendolo fino a terra; manca anche la predella, che Giorgio Vasari ebbe a descrivere “con molte figure piccole, tutte veramente belle e condotte con buonissima maniera” e mancano i pilastrini tra gli scomparti terminanti in pinnacoli.

I restauri

Uno dei primi restauri di cui sappiamo essere stata oggetto l’opera risale alla fine dell’Ottocento quando, durante i lavori che interessarono la Pieve, la tavola fu portata al riparo in municipio per essere ricollocata nella sua sede tra il 1880 e il 1881.

Nuovamente restaurata nel 1916, un nuovo intervento si rese necessario nel 1976 quando uno squilibrato tentò di appiccare fuoco al capolavoro. Nell’occasione un’approfondita ricerca accertò che l’opera doveva misurare all’origine ben più degli attuali cm 293,6 di larghezza.

A distanza di quasi quarant’anni da quell’intervento, è stata di importanza essenziale la revisione del restauro del Polittico di Pietro Lorenzetti.

Dopo le opportune analisi, si è verificata la funzionalità del supporto, quindi è stata operata una pulitura della superficie pittorica che ha provveduto alla rimozione degli strati di restauro apposti nell’ultimo intervento (vernici e integrazione pittorica, alterate nel tempo). Questa operazione ha rivelato estesissime aree di pittura e di fondi oro in cui persistevano strati evidenti di sporco e di patinature antiche di difficile datazione.

Si è quindi imposta una seconda fase di pulitura delicatissima, interamente condotta al microscopio, che ha permesso di recuperare i colori cangianti e le straordinarie decorazioni condotte a mano libera dal pittore, offrendo così un fondamentale contributo alla complessiva leggibilità del dipinto.

Un’apposita fase di ricerca, in stretta connessione con la Soprintendenza di Siena Grosseto e Arezzo, è stata dedicata all’ipotesi di ricostruzione delle parti strutturali in legno della cornice monumentale, purtroppo perduta, che ne facevano una macchina autoportante di grande impatto visivo.

E’ stata quindi proposta una ipotetica ricostruzione, con disegno digitale, che consentisse di restituire spaziature e proporzioni corrette all’opera, facilitandone la lettura in rapporto soprattutto con l’interno monumentale della Pieve per la quale fu concepita.

La direzione dei lavori, la proprietà e l’équipe tecnica hanno convenuto di limitare tale ricostruzione al solo recupero della larghezza del polittico: sono stati pertanto inseriti listelli dorati che distanziano le varie parti dell’opera riconducendola (almeno in larghezza) alla misura originaria.

Durante il restauro il cantiere allestito nello studio RICERCA, è stato visitato da eccellenti studiosi e conservatori di musei di tutto il mondo, mentre le restauratrici Paola Baldetti, Marzia Benini e Isabella Droandi hanno svolto un’intensa attività didattica e di sensibilizzazione, in laboratorio, in collaborazione con scuole aretine di ogni ordine e grado, e con studenti universitari italiani e stranieri accompagnati dai loro docenti.

Il restauro è stato autofinanziato fin dall’inizio (2014) a cura di RICERCA e, dal 2017, con il sostegno di ART ANGELS AREZZO Onlus (www.artangelsarezzo.org), associazione che si prefigge di sostenere la conservazione, il restauro e la valorizzazione del patrimonio artistico del territorio aretino, che ha adottato il Lorenzetti come suo primo progetto.

Sul sito di Art Angels Arezzo Onlus è presente l’elenco completo dei grandi e dei piccoli donatori, che hanno contribuito al recupero.

Oltre che da privati cittadini italiani e stranieri i fondi già reperiti, pari a € 302.000 (inclusa IVA al 22 %) sono stati donati da: Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze (principale donatore con € 110.000), aziende del territorio aretino: Power One Italy spa, CHIMET spa, TCA spa, Centro Chirurgico Toscano. I fondi provenienti dagli Stati Uniti sono stati trasmessi attraverso Friends of Florence, grazie alla presidente Simonetta Brandolini d’Adda, per consentire la defiscalizzazione ai donatori americani.

Restano ancora da finanziare somme per un totale di € 77.980 inclusa IVA al 22% per interventi indispensabili per la corretta ricollocazione dell’opera in chiesa, come la disinfestazione del coro ligneo retrostante della tribuna (Marco Santi, Anghiari), la realizzazione di una nuova illuminazione (I Guzzini, Firenze), la costruzione di un nuovo supporto in acciaio (Metalmeccanica di Valerio e Mauro Vedovini, Arezzo) a sostegno dell’opera sull’altare; realizzazione delle parti ricostruite in legno, alcune delle quali dorate, trasporto e rimontaggio dell’opera in situ (Thierry Radelet, Torino; RICERCA, Arezzo).

La ricerca di contributi continua alacremente.

A tal proposito è in corso una campagna di raccolta fondi sulla piattaforma GoFundMe al link: https://www.gofundme.com/f/progetto-restauro-lorenzetti.

 

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