Sono finite le Olimpiadi e con esse anche la fine dei giochi nel senso che alcune discipline non saranno mai più le stesse se non interveniamo adesso infatti merita particolare attenzione l’incontro di boxe femminile che si è tenuto il primo agosto tra la pugile italiana Angela Carini e l’atleta di nazionalità algerina Imane Kelif con la vittoria per abbandono dell’atleta italiana dopo circa 40 secondi.
In televisione è sembrato di vedere un uomo che dava pugni ad una donna, picchiando come un uomo, muovendosi come un uomo, con la struttura fisica, il portamento e potenza di un uomo. Questo è sembrato di vedere ed infatti alla fine si sente la Carini dire “fa malissimo” … “non è giusto”.
Diversamente da quanto visto ci viene invece raccontato che l’atleta dell’Algeria è donna e che ha superato tutti gli esami ed i criteri del Comitato Olimpico pertanto idoneo a partecipare ai giochi della boxe femminile categoria fino a 66 chili.
Ancora oggi non si sono spente le polemiche su quanto accaduto ed ogni giorno ha segnato episodi significativi provenienti dal mondo dello sport, della politica e della cultura in numero così abbondante che non è possibile riassumerli complessivamente. Ecco quindi alcuni degli eventi più significativi.
Prima dell’incontro il nostro ministro dello Sport comunicava che “Trovo poco comprensibile che non ci sia un allineamento nei parametri dei valori minimi ormonali a livello internazionale, che includa quindi europei, mondiali e Olimpiadi. Nell’evento che rappresenta i più alti valori dello sport si devono poter garantire la sicurezza di atleti e atlete, e il rispetto dell’equa competizione dal punto di vista agonistico. Domani, per Angela Carini non sarà così”. In effetti non si sbagliava.
Se vogliamo fare una panoramica dei fatti dobbiamo includere oltre Imane Khelif anche l’atleta Lin Yu-Ting, ambedue con squalifica dall’IBA dai Campionati mondiali tenuti nel marzo del 2023 a Nuova Delhi. Secondo gli esami ed i criteri dell’IBA, Khelif e Yu-Ting sono uomini. Questo quanto ribadito ieri in una conferenza stampa organizzata a Parigi e durata circa tre ore: l’IBA aveva comunicato al CIO che “dal punto di vista medico” le atlete “non avevano diritto a gareggiare come pugili donne” (fonte: https://www.nicolaporro.it/khelif-e-yu-ting-spunta-il-dossier-iba-ecco-perche-vanno-escluse/)
Per capire che l’IBA Internationa Boxing Association è una associazione internazionale della box è sufficiente visitare il suo sito https://www.iba.sport/ e la disciplina sportiva la troviamo spiegata anche sul sito della Federazione Pugilistica Italiana (fonte: https://www.fpi.it/iba.html)
La posizione del Comitato Olimpico è riassunta dal suo presidente il tedesco Thomas Bach “… Se la situazione relativa a Imane Khelif è andata fuori controllo? Quale sarebbe stata l’alternativa? Escludere due donne dalla partecipazione a una competizione femminile a causa di accuse basate su dati inaffidabili? Fino al 1999 esistevano i cosiddetti test sessuali, poi la scienza ci ha detto che non erano più affidabili, che non funzionavano più come prima per quanto riguarda i cromosomi e altre misurazioni“. Il numero uno del Cio ha aggiunto che i test sessuali sono contrari ai diritti umani in quanto invasivi e per questo motivo è stato messo a punto un nuovo sistema. (fonte: https://www.ilgiornale.it/news/altri-sport/caso-khelif-sparata-cio-non-possiamo-distinguere-uomo-donna-2357290.html)
Eccoci arrivati ad uno dei punti cruciali della vicenda e cioè l’incertezza nel determinare chi è uomo o donna ed il rischio di inosservanza dei diritti se non addirittura la violazione dei diritti umani. Si potrebbe quindi dire che il Comitato Olimpico concorre a sostenere una certa ideologica che negli ultimi anni sembra dilagare a tutela di alcuni individui, la così detta ideologia Woke, la tutela dei diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT…).
Ma a prescindere che l’atleta di nazionalità algerina si dichiara donna anche sul passaporto, anche se ciò si concilia poco e male con la foto dei festeggiamenti con il suo allenatore, il punto cruciale della vicenda è che la pugile italiana quando ha abbandonato l’incontro sul ring si è semplicemente protetta. Non avendolo fatto il CIO, alla Carini altro non è rimasto, dopo avere saggiato i primi colpi, di proteggere il proprio corpo ed abbandonare. Su questo il Comitato Olimpico deve riconquistare il ruolo di principale garante della incolumità degli atleti e non sponsorizzare alcun diritto ma semplicemente tutelare la incolumità e la sicurezza di coloro che partecipano ai giochi.
In tal senso la prima Olimpiade post-Covid davvero “riscrive la Storia” e sembra non curarsi della salute degli atleti come nel caso di coloro che hanno dovuto gareggiare nelle acque della Senna con il rischio di Leptospirosi (malattia causata da batteri presenti nell’urina degli animali come ratti e topi) oppure Escherichia Coli (che può provocare infezioni gastrointestinali, infezioni della pelle e degli occhi per via del contatto con l’acqua contaminata). (fonte:https://www.repubblica.it/salute/2024/08/06/news/infezioni_dermatiti_rischi_bagni_senna_olimpiadi-423433971/)
Quando ai tempi del Covid ci dicevano che “nulla sarà più come prima” … forse dicevano sul serio e veramente questa Olimpiade ha segnato la fine dei giochi per come li conoscevamo ante-Covid.