Abbiamo perso la percezione della Gravità del Momento.
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Vi sono fatti che passano davanti ai nostri occhi e che, dovuto al rincoglionimento mediatico a cui siamo sottoposti, li affrontiamo cloroformizzati senza la percezione della Realtà nella sua drammaticità.
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Abbiamo già dimenticato l’inadeguatezza della Sanità ad affrontare il Covid, rimasta imbambolata ad aspettare per mesi il Sacro Vaccino, che vaccino non fu.
Dottori rimasero immobili mentalmente, persero la lucidità della diagnosi, soverchiati da uno tsunami mediatico che faceva sembrare l’accadimento straordinariamente nuovo.
Se avessero pensato con calma, che non ebbero, avrebbero scoperto che con pochi semplici soluzioni si poteva arginare.
Chi ebbe questa capacità fu bannato, se non sospeso dall’Ordine dei Medici, divenuto oramai, non più un organo indipendente di garanzia, ma l’ufficio locale del Ministero della Salute. Esegue.
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Preso provvedimenti di Responsabilità dopo il Covid? No. Abbiamo finalmente scritto e collaudato col personale quel Benedetto Piano Pandemico? Sì, ma i sistemi ospedalieri sono esercitati alle procedure?
Abbiamo attuato un Piano Antibatterico, già finanziato con soldi spesi, dato che parte delle vittime Covid sono in realtà morte per infezione batterica? No
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Il Titanic della Sanità va…
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Gli ultimi episodi clamorosi sono:
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erronea amputazione del pene ad un 63enne, questo ad Arezzo
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erronea amputazione gambe e braccia a donna 46enne di Terni, madre di due ragazzi, tre ospedali coinvolti
In entrambi i casi si sospettava un tumore inesistente.
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La donna, non grazie alla Sanità, ma ad una raccolta fondi, ha ora degli arti artificiali.
L’uomo… lo passerà la Mutua – come si chiamava in altri tempi – un fallo artificiale da indossare? E le batterie chi le paga?
Il secondo caso fa venire in mente decine di barzellette sull’argomento trapianto di falli, ed invece è drammatica realtà.
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Il caso della donna è una sequenza di analisi ed interventi a cui è mancato UN DOTTORE ILLUMINATO REGISTA. Invece è entrata in un tunnel della Fabbrica della Salute, ove si eseguono in modo standard settoriale valutazioni ed analisi, ma non si riesce ad afferrare il bandolo della matassa. Come dice Leonard Cohen in un brano, la Somma di tutti gli Elementi non fa il Totale.
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Il caso dell’uomo è più semplice. In caso di tumore si esegue la stadiazione, che è una sequenza di analisi che devono portare ad un giudizio di certezza. Tra tutte queste, l’analisi principe – ove possibile – è la biopsia multipla della parte sospetta.
Ebbene sembra che non fu fatta, e fu fatta dopo, nei reperti asportati, e non vi era tumore, ma una semplice malattia venera, sembra.
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La donna ebbe una escalation infettiva e fu presa la mala decisione.
Mi domando se per l’uomo, non fosse stata opportuna una doppia/tripla analisi prima di passare, con sgarzellante disinvoltura, al taglio del pene, organo non di poco conto sotto molti punti di vista. Si è pensato alla vita dopo di quest’uomo?
Sembra che questa decisione l’abbia presa un dottore di 36 anni, età che ritengo pericolosamente non matura dal punto di vista medico.
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Sono un Cliente Professionale, anche attualmente, di vari ospedali, ho tre patologie importanti, ed ora ho la quarta, un possibile Asso-PigliaTutto, potrei scriverci un libro sugli episodi ad alto rischio che ho incontrato, parte li ho evitati, parte li ho presi in piena faccia. Studio medicina metà del mio tempo per difendermi dai Dottori.
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Cosa manca alla Sanità?
La lista è lunga, sarò circonciso – errore freudiano.
Generalizzo, esistono ovviamente le eccezioni.
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MANCA IL REGISTA
La reputazione di un ospedale talvolta la fa un solo dottore bravo che continua a studiare, che pur essendo specialista riesce ad avere una visione olistica della Persona, nel suo insieme, e che non si concentra sui suoi 2 centimetri di specializzazione.
Quando navighi in molti reparti di ospedali, chi dovrebbe essere il regista che mette insieme le mattonelle e compone il pavimento? Il medico di base? Troppo indaffarato a scrivere ricette ed a ricevere venditori farmaceutici, non ha tempo e testa per studiare e riflettere.
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LE BASI
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Il primo difetto del medico è l’ASCOLTO coniugato ad una non si-sa-perché FRETTA. Mentre gli parli, pensando di essere efficiente magari fa un letale multi-tasking, che te lo mette in tasca.
Fossi dottore tra le prime domande che farei è, Che vita fai, Cosa mangi, SEI CALMO o STRESSATO? Da qui partono molti treni, per cui è inutile prescrivere farmaci sulle conseguenze. Fermiamoci qui, e parliamone a zero farmaci.
Quindi i dottori quasi sempre intervengono sulle conseguenze. Ricercare le cause occorrerebbe più acume.
Le cause sono spesso banali ed insospettabili.
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Un serial televisivo, da far vedere obbligatoriamente ai medici, sarebbe stato DOC. Partito da casi veri accaduti ad un dottore, la chiave di novità delle storie fu il metodo di indagine del dottore. I suoi collaboratori sciorinavano diagnosi esotiche, lui da un dettaglio risaliva alla vita del paziente e stravolgeva con successo le diagnosi standard che in molti casi avrebbero portato a somministrazione di farmaci non solo inutili, ma addirittura letali. L’Intelligenza perspicace del Tenente Colombo che guarda il dettaglio apparentemente insignificante, applicata alla medicina.
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Il secondo difetto è l’EMPATIA. Arrivi davanti al medico preoccupato, magari dolorante, e dovresti trovare la Vecchia Paziente Mamma che ti accoglie con affetto, che ti prende la mano, ti tocca, ti calma. Questa è il Primo Farmaco a costo Zero. Non è romanticismo. Forse in 1 su 100 ho trovato questo, posso ricordare solo 2 persone un medico ed un infermiere che mi hanno trasmesso questo. Gli altri hanno raggiunto vertici di scorrettezza di rapporto da denuncia, da domandare, Ma perché fai il dottore?
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Qualche ricordo. A Careggi una bionda infermiera alle 5 di mattina saltellava da una stanza l’altra, accendeva la luce massima, parlava come se fosse mezzogiorno. Sembrava quando facevamo il militare e ti dicevano Giù dalla branda, talvolta accompagnata da una secchiata di acqua. A quell’ora. Quando si trova la pace di un sonno riposante dopo magari una notte ad occhi spalancati.
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Al contrario sempre in quell’ospedale un infermiere uomo girava tra i pazienti a controllare in totale buio, felpato, discreto, con una lampadina da trekking sulla fronte per non disturbare. Scusi, la lampada, che idea! Gliela passata la Usl? No, l’ho comprata io
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Sempre in quell’ospedale sono stato operato, ma non ho avuto il piacere di vedere la faccia di chi abbia eseguito l’intervento. Una volta si andava dopo l’operazione a trovare il paziente, Due Parole, Come sta? Niente. Un Pacco Amazon imballato in attesa di spedizione a casa.
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Diffidare degli ospedali con rinomate università alle spalle. A far le visite, su patologie importanti, ti trovi l’implume neo laureato che starnazza con gli strumenti da strofinare sul tuo corpo, ma non riesce a vedere in quello schermo se è una nebbia in Val Padana o un fegato. Muove le mani come un DJ sul vinile, ma la musica è triste sino a quando si arrende, esce, e chiama un altro che, se va bene, è uno con i capelli bianchi che sa il fatto suo. Se va male viene un altro praticante, ma con una anzianità di 4 mesi superiore. Il praticante insegna al praticante, ma quello buono con i capelli bianchi dov’è?
La lista è lunga e riguarda anche l’organizzazione di un ospedale, dove in alcuni reparti si scrive a mano i referti su cartoncini, in altri in un pc ma i dati rimangono solo lì, ed in altri, che toccano il cielo con un dito, i tuoi dati vanno nel fascicolo sanitario digitale.
Potrei arrivare a 100 episodi da esaminare…
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Cosa fare?
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Vi sono molte cose che andrebbero dette alla Sanità, se lo fai da singolo, non muovi di un millimetro l’elefante. Se ti associ e fai un programma insieme ad altri che con FORZA interloquisce con disinvolta tranquillità con la struttura, forse quel millimetro lo trovi realizzato.
Forse la soluzione è racchiusa in un brano di Leonard Cohen,
One of Us Cannot Be Wrong,
Uno di Noi Non Può Sbagliarsi
Uno di Noi Non Può Sbagliarsi
Ho mostrato il mio cuore al dottore
Ha detto che avrei dovuto smettere
Poi ha scritto una ricetta,
E dentro era menzionato il tuo nome.
Ha detto che avrei dovuto smettere
Poi ha scritto una ricetta,
E dentro era menzionato il tuo nome.
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Quello che manca, in una sola parola, è
l’AMORE,
l’AMORE,
verso le Persone
ed in Quello che Fai.
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Piero ROSSI
Aretino Turista ad Arezzo,
itAlien Immigrato in Italia
info@pierorossi.it
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Tutto il resto sono pubbliche relazioni.
George Orwell