Il primo articolo, pubblicato in data 13 maggio 2021 recante il titolo “Alberi nel parco, No a devastanti piani di taglio. Le associazioni sostengono l’ente contro l’Unione dei Comuni montani del Casentino” è apparso sul Resto del Carlino e su testate online della Provincia di Forlì Cesena. In questi giorni post e articoli dello stesso tenore sono stati nuovamente diffusi.
La presidente Ducci prosegue: “La Comunità montana del Casentino, oggi Unione dei comuni gestisce il complesso regionale delle Foreste Casentinesi fin dagli anni ’70 del secolo scorso, molto prima quindi della nascita del Parco nazionale; ha sostenuto la creazione dell’area protetta ritenendo allora come oggiche sia possibile e necessario perseguire la tutela ambientale e la salvaguardia della biodiversità senza perdere l’identità culturale e la plurisecolare tradizione di gestione forestale, da cui traggono origine anche gran parte dei boschi odierni. Nel solco di questa tradizione, rivista e riadattata in funzione anche delle nuove aspettative che l’uomo ha nei confronti delle foreste, è stato predisposto il nuovo piano di gestione del complesso, frutto di uno studio basato su solide fondamenta scientifiche, che si è avvalso delle più innovative tecniche d’indagine strumentale e ha visto la collaborazione di biologi, ornitologi ed esperti faunisti a fianco dei forestali, nel pieno rispetto delle normative nazionali e regionali. Questo ente non può quindi tollerare le accuse false e diffamatorie mosse dalle associazioni WWF Forlì Cesena e dal Gruppo unitario per le foreste italiane (GUFI) recentemente apparse sul Resto del Carlino ed altre testate on line, che riteniamo offensive non solo del buon nome dell’Ente Unione dei Comuni, ma anche di tutta la comunità casentinese che negli anni hanno lavorato in foresta e l’hanno resa ciò che è oggi. Le attività previste dal nuovo piano di gestione non sono azioni improvvisate, finalizzate allo sfruttamento “camuffato” sotto false “azioni green” e non esistono interventi “distruttivi” dei boschi d’alto fusto: il piano prevede esclusivamente interventi colturali di diradamento su boschi di conifere di origine artificiale e diradamenti in corrispondenza di boschi di cerro, di faggio e di boschi misti, tutti orientati verso all’alto fusto. Si tratta della prosecuzione di una forma di gestione consolidata, già realizzata nel decennio trascorso con analoghe modalità, con cui viene favorita l’affermazione del bosco d’alto fusto e stimolata positivamente la dinamica verso stadi più evoluti e stabili. Il risultato di queste attività di coltivazione del bosco, conseguito in particolare per quanto riguarda le faggete, dopo quasi 50 anni di gestione, è facilmente osservabile in foresta. Grave e diffamatoria risulta inoltre l’affermazione secondo cui l’Unione dei Comuni avrebbe voluto “intaccare pesantemente anche 445 ettari interni al sito Unesco delle faggete vetuste”: a tal riguardo si evidenzia che il complesso regionale da noi gestito è situato interamente al di fuori di tale sito. Respingiamo pertanto le accuse gravissime mosse da WWF e GUFI, certi che affermazioni così sommarie siano frutto della non conoscenza del piano da noi presentato, relativamente al quale abbiamo ricevuto nulla osta dell’Ente Parco, di cui già abbiamo preso atto in giunta esecutiva”.