Immigrati in Italia che il vaccino lo vogliono fare. “Prima di tutto perché pensano che sia necessario. E questo anche se in India, in base ai racconti, il problema viene sottovalutato e c’è un uso molto ridotto delle mascherine. Ma per gli indiani che sono in Italia, il vaccino è importante. Lo è per garantire e garantirsi la salute, per lavorare, per andare a scuola. In grande difficoltà sono quelli che devono rientrare in Italia dall’India. Prima del Covid un biglietto andata/ritorno costava circa 450 euro. Adesso un biglietto di solo ritorno in Italia costa 1.600 euro. E c’è ancora il blocco del rientro”.
Le difficoltà creano problemi per i permessi di soggiorno, per gli altri documenti in scadenza. Se un bambino nasce in India invece che in Italia, deve essere riattivata tutta la procedura per il ricongiungimento familiare.
Il vaccino è quindi un obiettivo da raggiungere prima possibile. “La sensibilità nelle comunità di India, Pakistan e Bangladesh è alta – commenta Mon Adhaulya. Le aziende gestite da imprenditori di questi paesi vogliono che tutti i lavoratori siano vaccinati. Le famiglie ci chiedono perché possono vaccinare i figli che hanno compiuto 12 anni e non quelli più piccoli. Nella nostra cultura se una cosa va fatta, la si fa. Punto. Il problema è la prenotazione. Oggettivamente non è semplice, per un cittadino straniero soprattutto se non europeo, superare le barriere informatiche e burocratiche. Gli open day, annunciati dal Presidente Giani, possono rappresentare la risposta giusta”.
“Per funzionare – sottolinea Stefania Magi, Responsabile della medicina interculturale della Asl Tse – la vaccinazione deve essere facile ed accessibile a tutti. Le persone di origine straniera sono il 13,5% della popolazione assistita dalla nostra Asl , più del 20% nella fascia di età 18-39. Proprio per semplificare la vaccinazione dei concittadini di origine straniera, domenica pomeriggio al Teatro Tenda di Arezzo e nel distretto di Montevarchi saranno disponibili, con la prima dose di vaccino, mediatori linguistico culturali e materiali tradotti in più lingue”.
Mon Adhaulya sarà una di loro. 58 anni, nata in India, residente a Cortona, due figlie di 23 e 28 anni. E’ in Italia da 31 anni. Ha gestito una tabaccheria con il marito, poi un centro benessere e dal 2005 è una mediatrice culturale per Asl, Tribunale, Prefettura, Questura, Centro Impiego, alcuni comuni della provincia di Arezzo. Torna in India una volta all’anno. O meglio: lo faceva fino al Covid. In India ha parenti, tra i quali la mamma di 90 anni.
In questi giorni il suo cellulare squilla senza interruzione. “Sono persone che si vogliono vaccinare e mi chiedono come possono fare. Quella di domenica, ad Arezzo e Montevarchi, sarà una giornata importante”.