“La Fabbrica delle idee”, di M. Seppia e A. Agnolucci:
«Siamo tutti concordi nell’affermare che il nostro Servizio Sanitario Regionale sia tra i migliori in Italia, abbiamo una alta professionalità degli Operatori, sicurezza delle cure e molti centri di eccellenza.
Siamo la Regione con le maggiori aspettative di vita.
Stiamo assistendo però ad un aumento delle nuove povertà, dei livelli di diseguaglianza, dei disagi giovanili, delle fragilità, della disoccupazione, della immigrazione e della carenza dei posti di lavoro.
La nostra è una popolazione che invecchia rapidamente, oltre il 25% ha più di 65 anni e dove aumentano i disagi e le necessità di salute e di assistenza e dove oltre il 40% della popolazione presenta almeno una patologia cronica.
Arezzo è una Città ed una grande Provincia che ha il diritto di godere di un territorio sicuro, con un Servizio sanitario efficiente, dove la salute fisica e psichica dei nostri cittadini devono costituirsi priorità.
Da un po’ di tempo si sta avvertendo una pericolosa caduta di livello di efficienza ed efficacia del nostro Servizio Sanitario Regionale, avvertita soprattutto nella nostra Provincia e legata essenzialmente a problemi di tipo comunicativo ed organizzativo.
Per questo dobbiamo mettere in campo tutte le forze sociali, del volontariato, delle associazioni, della politica per chiedere con forza un grande progetto di rinascita e di rilancio della nostra Struttura Sanitaria pubblica per mantenere saldi quei principi di universalità equità ed efficienza.
Negli anni 70 ad Arezzo, avevamo solo una parvenza di Ospedale, mancavano molti Servizi essenziali.
Eppure i Sanitari di allora parteciparono tutti con passione dedizione e senso di appartenenza allo sviluppo della moderna medicina con grande voglia di migliorare tutta la Sanità pubblica.
La chiusura poi del vecchio Ospedale Santa Maria Sopra i Ponti con il trasferimento nel 92 all’attuale San Donato dette un ulteriore impulso di crescita fino ad arrivare a livelli di eccellenza. Ad Arezzo arrivava tutta la più moderna tecnologia pesante radiologica, la tac pet, il robot Da Vinci in chirurgia, con grandi indici di attrazione e questo grazie alle possibilità di allora ed al grande contributo che il mondo del volontariato ed in particolare del CALCIT, hanno regalato alle nostre strutture.
Ci piace anche ricordare che in Regione Toscana siamo stati tra i primi ad istituzionalizzare le campagne di screening oncologici, a mettere in ordine una ottima rete di emergenza, a sensibilizzare la popolazione alle vaccinazioni, a cercare una omogenizzazione delle cure su tutto il territorio, abbiamo aperto per primi la Casa della Comunità, abbiamo affrontato per primi il problema dell’alcolismo, grazie anche alla Fondazione Cesalpino siamo una delle Città più cardioprotette, avevamo Servizi territoriali che erano un esempio per tutta la Toscana .
Eppure nonostante tutte queste punte di eccellenza, le carenze economiche degli ultimi anni, con tagli sempre maggiori alla sanità da parte dei governi che si sono succeduti, le difficoltà degli anni della crisi senza fine, ci hanno condotto a percepire una importante e pericolosa caduta di livello, peggiorata poi con
l’istituzione nel 2015 delle tre Aree Vaste. Da allora abbiamo assistito ad Arezzo ad un progressivo allontanamento di quasi tutte le funzioni dirigenziali della Azienda, con delocalizzazione dei più importanti Dipartimenti, con scelte quasi sempre non condivise con i Professionisti e calate dall’alto, tanto da creare problemi di tipo comunicativo, fino a sviluppare una crescente situazione di disagio di tutto il mondo della sanità aretina.
Attualmente siamo l’Ospedale più vecchio della Toscana, molti edifici del territorio sono inutilizzabili per problemi sismici e di antincendio.
Un incendio ha reso inagibile la sede del Servizio di salute mentale che ancora deve trovare una collocazione, la sede del SERD avrebbe bisogno urgente di ristrutturazione, la sede del Consultorio assolutamente inadeguata, sono stati chiusi i locali per i corsi di accompagnamento al parto, abbiamo solo una parvenza di Ospedale di Comunità , il degrado delle RSA in carico alla ASL, dal 2020 siamo ad aspettare un progetto definitivo per l’Hospice.
E’ stato redatto un masterplan per la modernizzazione del San Donato e con i fondi del PNRR, sicuramente esigui rispetto alle necessità di Arezzo, saranno portate avanti alcune delle ristrutturazioni necessarie per il territorio.
Siamo stati i primi a sperimentare le Casa della Salute come sedi di punta e di riferimento per le cure primarie e le attività socio-assistenziali, nei piani di ristrutturazione della Azienda sono previste due Case di Comunità, ma alla fine dei lavori saranno una sola Casa di Comunità su due sedi separate (parte in via Guadagnoli e parte al Baldaccio), distanti e con superficie minore rispetto a quella della sede storica di Via Guadagnoli, attualmente in gran parte inagibile.
Abbiamo bisogno di rassicurazioni ferme che possano darci la garanzia che i lavori saranno portati a termine entro breve tempo.
Purtroppo fino ad ora abbiamo vissuto solo una situazione di disagio e di imbarazzo sulla ripartizione delle risorse e degli investimenti che la Azienda Sud Est ha assegnato al nostro territorio aretino.
La legge di riforma regionale del 2015 recita che gli investimenti per anno dovrebbero essere dati alle zone di riferimento su base capitaria secondo il numero degli abitanti, per questo la Provincia di Arezzo con oltre 360.000 abitanti, avrebbe dovuto ricevere ogni anno circa il 41 % dei finanziamenti, ci risulta che non hanno mai superato il 25% e la carenza di questi investimenti hanno inciso profondamente sul degrado progressivo delle strutture e dei servizi sanitari della nostra zona.
Anche recentemente i fondi assegnati per le quote sanitarie necessarie all’accesso alle RSA, la disabilità e la non autosufficienza, hanno visto penalizzata la Provincia di Arezzo, rispetto a realtà meno popolose come Siena e Grosseto. ( Arezzo ha un numero di abitanti con oltre 65 anni più alto delle altre zone).
Ma se la Regione ha delineato delle linee guida, perché alla fine non sono state rispettate? Di chi è la colpa di non avere applicato le regole regionali?
Gran parte delle colpe ricadono sulla Direzione della Azienda Sud Est, sulla governance monocratica, che non è in grado di incidere sulle singole realtà, che non ha alcuna cura di relazionarsi con i livelli di riferimento deputati alla programmazione e alla organizzazione dei servizi e che dovrebbe essere rivista con un sistema di governance decentrato. La regione dovrebbe vigilare introducendo un sistema di controllo che valuti i Direttori per ciò che riescono a dare al territorio, piuttosto che quello che riescono a risparmiare.
Recentemente è comparso un articolo del NewsWeek dove riporta una classifica dei migliori Ospedali in Italia e dove il San Donato viene collocato addirittura al 25° posto, meglio di Pisa Siena e Perugia, sarebbe bello se questo fosse vero, ma non è sicuramente la qualità percepita dagli Operatori Sanitari che lavorano oramai in condizioni di estremo disagio e difficoltà.
Per tutto questo, per essere a difesa dei diritti dei cittadini, per garantire a tutti una efficiente risposta ai bisogni di salute dobbiamo essere uniti nel pretendere che siano rispettati i bisogni della Città di Arezzo».