martedì, Novembre 5, 2024

La politica continua a non prendere atto che l’immunità naturale è più efficace dell’immunità da vaccino

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di Stefano Pezzola

L’immunità naturale al covid è potente ed efficace.

I politici sembrano aver paura di dirlo, o forse non vogliono proprio prenderne atto.

Fonte: https://www.washingtonpost.com/outlook/2021/09/15/natural-immunity-vaccine-mandate/

Le persone che assumono decisioni sulla loro salute meritano onestà dai loro governi.

Va bene seguire un’ipotesi scientifica errata.

Ma quando i dati dimostrano che la strada intrapresa è sbagliata, devi immediatamente prenderne atto.

Sfortunatamente molti governi e funzionari della sanità pubblica hanno fatto loro ostinatamente l’ipotesi che l’immunità naturale offra una protezione inaffidabile contro il covid-19, una tesi da tempo ampiamente smentita dalla scienza.

Più di 15 studi hanno dimostrato il potere dell’immunità acquisita contraendo precedentemente il SARS COV-2

https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2021.08.24.21262415v/

Lo studio di cui al link sopra effettuato su 700 mila persone da Israele, ha rilevato che coloro che hanno contratto infezioni precedenti raggiungono fino a  27 volte meno di probabilità di ottenere una seconda infezione sintomatica da covid rispetto a quelli che sono stati vaccinati.

https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2021.06.01.21258176v3/

Ciò conferma quanto rilevato nello studio di cui al link sopra effettuato dalla Cleveland Clinic nel mese di giugno sugli operatorisanitari – che sono spesso esposti al virus –  in cui nessuno che in precedenza era risultato positivo al coronavirus è stato reinfettato.

Gli autori dello studio hanno concluso che “è altamente improbabile che gli individui che hanno avuto l’infezione da SARS-CoV-2 traggano beneficio dalla vaccinazione covid-19“.

https://medicine.wustl.edu/news/good-news-mild-covid-19-induces-lasting-antibody-protection/

E a maggio lo studio di cui al link sopra condotto dalla Washington University ha rilevato che anche una lieve infezione da covid porta a un’immunità di lunga durata.

Quindi la scienza, dati alla mano, conferma che l’immunità naturale è migliore dell’immunità indotta dal vaccino.

Ecco perché è così frustrante che il governo Draghi sostenga ripetutamente che l’immunità conferita dai vaccini è preferibile all’immunità causata da infezioni naturali, obbligando molti categorie di lavoratori alla vaccinazione nonostante risultino già essere stati in contatto con il virus.

Questa rigida strategia – nella migliore delle ipotesi obsoleta e nella peggiore consapevolmente pericolosa – si riflette anche nel recente Decreto Legge secondo cui ulteriori categorie di lavoratori dovranno sottoporsi alla vaccinazione tour court, indipendentemente dal fatto che in precedenza abbiamo contratto il virus – come è noto il green pass in questi casi ha una durata limitata di sei mesi.

Minimizzare l’efficacia dell’immunità naturale ha avuto certamente conseguenze mortali.

A gennaio abbiamo inoculato dosi di vaccino su migliaia di persone che in precedenza avevano contratto il covid.

Se avessimo chiesto agli italiani che erano già protetti dall’immunità naturale di farsi da parte, probabilmente molte vite avrebbero potuto essere salvate.

Credo che uno dei motivi per cui il governo possa avere paura di riconoscere l’efficacia dell’immunità naturale è che teme che potrebbe portare molti a scegliere di contrarre l’infezione rispetto alla vaccinazione.

Questa è una preoccupazione legittima, sia chiaro.

Ma possiamo incoraggiare tutti gli italiani a vaccinarsi di fronte a dati comunicati con scarsa onestà e chiarezza?

Una parte degli italiani è estremamente indulgente se sei onesto e trasparente con loro.

All’altra puoi raccontare qualsiasi cosa.

Eppure, sarebbe sufficiente che i medici rispondessero correttamente alla seguente domanda: “Mi sono preso il covid, è assolutamente essenziale che mi vaccini?” affermando con assoluta tranquillità: “No!”.

Molti medici hanno messo da parte i dati seguendo la narrazione dominante, non leggendo studi clinici e preprint che hanno già dimostrato ampiamente che le reinfezioni sono rare e spesso asintomatiche o lievi quando si verificano.

La storia potrebbe davvero cambiare, invece.

Alcuni grandi centri medici americani, come lo Spectrum Health a Grand Rapids in Michigan, hanno già annunciato che riconosceranno l’immunità naturale per i loro requisiti vaccinali.

Persino di fronte all’inizio della vaccinazione della fascia di età 5-11 anni si respingono i benefici dell’immunità naturale.

Ma i bambini hanno meno probabilità di soffrire di sintomi gravi o di lunga durata da covid-19 rispetto agli adulti.

Corrono invece il rischio di reazione avverse.

In Israele, l’infiammazione cardiaca è stata osservata tra 1 su 3.000 e 1 su 6.000 maschi di età compresa tra 16 e 24 anni; il CDC ha confermato 854 segnalazioni a livello nazionale in persone di età pari o inferiore a 30 anni che hanno ricevuto il vaccino.

E se una sola dose di vaccino mRNA potrebbe – il condizionale è d’obbligo – non indurre reazione avverse, due dosi sono assolutamente non necessarie e pericolose.

Anche se il rischio di malattia grave durante una reinfezione è estremamente basso, alcuni dati hanno dimostrato infatti un leggero beneficio per una dose in questa situazione.

Un leggero beneficio ancora tutto da provare comparandolo con i rischi.

L’ipotesi errata che l’immunità naturale sia inaffidabile ha provocato la perdita di migliaia di vite, complicazioni vaccinali evitabili e danneggiato la credibilità del nostro governo.

E’ tempo che i nostri rappresentanti al parlamento mostrino umiltà e onestà riconoscendo che l’ipotesi che hanno ripetutamente strombazzato non solo era sbagliata, ma potrebbe essere stata altamente dannosa.

Occorre prestare molta attenzione al crescente corpo di letteratura scientifica ed esperienza clinica del mondo reale che ci sta dicendo di non richiedere il regime vaccinale nelle persone che hanno contratto il virus SARS COV-2 in passato.

Un modo per ricostruire la fiducia di parte degli italiani compromessa dopo 24 mesi di politiche vaccinali basate sugli obblighi indiretti e non su una sincera e chiara comunicazione.

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