domenica, Dicembre 22, 2024

Le strane storie di Fukiage di Banana Yoshimoto

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a cura di Roberto Fiorini

Le cinque storie raccontate da Banana Yoshimoto del libro Dead-End Memories pubblicato nel nostro paese da Feltrinelli con il titolo Le strane storie di Fukiage sono strane, malinconiche e belle.
Al centro di ciascun racconto c’è una donna.
Nella prima storia una giovane donna incontra i fantasmi di una coppia di anziani nell’appartamento del suo nuovo amante, appartamento che sarà presto demolito.
I fantasmi vivono le loro vite mondane, apparentemente inconsapevoli di essere fantasmi.
I fantasmi probabilmente vivevano nel tempo dei fantasmi, un tempo che scorreva a modo loro, da qualche parte, completamente lontano dal nostro. Mescolarsi in esso, anche solo un pò, non potrebbe forse regalarti parte di quella vitalità di cui avevi bisogno per vivere in questo mondo?
Man mano che l’intimità degli amanti aumenta, la strana interazione con la storia dei fantasmi si incastra con l’ansia per l’imminente distruzione dell’edificio dove stanno vivendo una relazione giocoforza temporanea.
Questa vita sembra semplice a prima vista – scrive Yoshimoto – quando in realtà esiste all’interno di un progetto che è molto più grande, vasto come i sette mari“.
Nella seconda storia, senza dubbio la più brillante, Mimi, una dipendente di una casa editrice, viene avvelenata da un collega infelice.
Attraverso la sua lenta guarigione e recupero fisico, avviene una trasformazione spirituale.
Quei giorni hanno cambiato qualcosa dentro di me. Proprio come un uccello domestico che si è accidentalmente avventurato fuori dalla sua gabbia, l’incidente mi ha cacciato fuori dal mondo che avevo conosciuto fino ad oggi“.
Nella terza storia una giovane donna scopre che il suo fidanzato l’ha tradita per mesi.
Alla ricerca di sé e di un nuovo equilibrio interiore incontra un compagno, un barista che lavora per suo zio.
La loro amicizia diventa ben presto qualcosa di simile all’amore.
Sapevo che sotto i nostri cieli separati, Nishiyama e io eravamo entrambi così soli da quasi farci male fisicamente. E nella mia mente ho osservato ancora una volta dalla finestra al piano di sopra quel tranquillo mondo dorato dove le foglie di ginkgo cadono e si depositano per sempre a terra”.
Due voci si allontanano da questo calore e tenerezza e si trasformano in un’inquietante tensione emotiva.
Nelle successive storie invece prende forma un ricordo di un amico d’infanzia che è stato assassinato.
Una giovane donna è in cerca d’amore dopo essere stata violentata a 16 anni.
Due storie simili a prima vista, su fidanzati, tensioni familiari, fatti orribili del passato, ma due storie ben distinte.
Le donne principali di Banana Yoshimoto sono sole.
Hanno sperimentato un fallimento ed hanno perduto il desiderio di integrarsi nella società.
Donne sole che assomigliano nella loro goffa ma sorprendente forza ai personaggi dei migliori racconti di Alice Munro, nella loro femminilità.
Le protagoniste delle storie della Yoshimoto escono e agiscono, sentono ed esprimono, anche se sono sole.
Perchè anche nella loro solitudine, sono parte di qualcosa, che si tratti di una relazione, di un’amicizia, di una famiglia, di un posto di lavoro, di una società, di un mondo.
Storie che attestano che è ancora possibile scrivere onestamente, rigorosamente, con calore umano, riaffermando l’importanza dei legami che ci uniscono.
Un libro pieno di speranza, che dimostra che la felicità, anche se non sempre facile, può essere dietro l’angolo.
La raccolta di racconti Dead-End Memories conserva molti dei tratti giocosi e giovanili per i quali la Yoshimoto è diventata famosa.
L’autrice definisce Dead-End Memories l’opera più preziosa della mia carriera di scrittrice“.
Tutte le storie conservano il fascino semplice e il linguaggio colloquiale che rendono Yoshimoto uno scrittrice accessibile e di successo.
Se hai trascorso del tempo su YouTube negli ultimi anni, potresti aver notato la proliferazione di playlist musicali lo-fi su tutta la piattaforma.
Amata da milioni di persone in tutto il mondo per averli aiutati a concentrarsi sul lavoro o a creare un ambiente rilassante a tarda notte, ho deciso di scrivere questa mia recensione ascoltando una playlist lo-fi di due ore, musica che mescola elementi di ritmi hip-hop, ritmi downtempo, jazz, chillwave e house, con un’enfasi sulla qualità imperfetta e analogica dell’audio.
Una selezione insomma alla Montecarlo Nights.
Le storie di Banana Yoshimoto fin dalle prime righe mi hanno catturato per la loro sofferenza, spesso lirica,  disordinata ma in modo esteticamente gradevole, come una playlist lo-fi appunto.
Le storie a volte surreali esplorano temi emotivamente forti come la vita, l’amore, la morte, la felicità, l’identità, la solitudine e il dolore, raccontati con il caratteristico tocco leggero dell’autore.
Uno dei grandi piaceri che dona la lettura della Yoshimoto è la sua abilità narrativa nella creazione di immagini, con un linguaggio semplice.
Penso ad esempio a come descrive una notte stellata con una luna “affilata come il ghiaccio“, il suo candore che la fa sembrare come “fosse stata tagliata fuori dal cielo con le forbici“.
Questa attenzione per dettagli specifici e insoliti spiega la capacità della Yoshimoto di evocare e raccontare i personaggi in poche brevi frasi.
Come la musica lo-fi, le storie di Yoshimoto sono descritte dagli stati d’animo e dai sentimenti, e non tanto dalle costruzioni armoniche.
Racconti che sussurrano piuttosto che gridare.
Alcuni personaggi decidono di parlare direttamente al lettore come stessero guardando indietro al loro passato davanti a un drink a mezzanotte in un bar.
Il risultano lirico è davvero sorprendente e molto introspettivo.
Le storie sono toccanti e non banali.
Come la mia playlist lo-fi, si tratta di una lettura da tarda notte che per certi versi accresce la malinconia e nostalgia, ma dall’altro stimola quel magico stato contemplativo in cui ti immergi nelle parole – così come nella musica – per essere trasportato in un mondo più gentile e delicato anche se soltanto per poche ore.
Una lettura confortevole.
Come direbbe un bambino: nessun pensiero difficile, soltanto vibrazioni, percezioni.
Banana Yashimoto è l’autrice del bestseller internazionale Kitchen.
Ha pubblicato dieci libri in traduzione inglese, tra cui Goodbye Tsugumi, Asleep e, più recentemente, Moshi Moshi.
Il suo lavoro è stato tradotto e pubblicato in più di trenta paesi.
In Italia ha vinto il Premio Letterario Di Scanno nel 1993, il Premio Letterario Fendissime nel 1996, il Premio Maschera d’Argento nel 1999 e il Premio Capri nel 2011.
Vive a Tokyo.
La sua prosa dolce e accogliente ci ricorda che un vero miracolo può essere semplice come avere qualcuno con cui condividere un pasto.
E che la felicità è sempre davanti ai nostri occhi.
Dobbiamo soltanto prenderci un momento per fermarci e riflettere.

 

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