“Abbiamo deciso di sostenere il progetto che ci è stato proposto dalla FondazioneAlice Onlus perché come amministratori riteniamo essenziale poter portare all’interno delle istituzioni, in primis la scuola, un dialogo aperto su temi che ci riguardano tutti da vicino come appunto quello sulla disabilità. Interrogarci sulle parole, sui significati e sul nostro modo speciale di essere e di stare nel mondo insieme agli altri. Ringrazio la fondazione e in modo particolare Maurice e Genny, coloro che entrano in contatto con i nostri studenti, riescono ad aprire un dialogo e a costruire un nuovo futuro di queste comunità”.
Con queste parole l’Assessore alla Pubblica Istruzione Francesca Nassini presenta il progetto sulla disabilità che coinvolgerà 120 tra ragazze e ragazzi delle scuole secondarie di primo grado di Bibbiena e Soci.
Due ragazzi disabili che raccontano, ma soprattutto dialogano con gli studenti delle scuole di disabilità. E questi due ragazzi poco più che trentenni sono Maurice Vaccari e Genny Ciapetti, uno laureato in filosofia, l’altra in scienze dell’educazione. Maurice casentinese di adozione, da poco assunto alla FondazioneAlice Onlus e Genny che fa parte del team della Fondazione da tempo.
Nassini commenta: “Ho assistito all’inizio di questo bellissimo viaggio che siamo fieri di aver voluto e sostenuto. Maurice è nato in Madagascar senza braccia e senza mani, Genny ha importanti difficoltà nel parlare, entrambi si presentano ai ragazzi e il dialogo inizia subito con una fluidità impressionante. C’è un silenzio mai sentito, una volontà di ascolto fatta di attenzione e amore. Personalmente non ho mai assistito ad un momento di verità così alto e profondo. Ascoltando le considerazioni dei ragazzi si capisce quanto la parola diversità in realtà non ci divida, ma ci unisca nella consapevolezza che ognuno ha il suo modo unico di essere al mondo e che le difficoltà che emergono da alcune diversità fisiche ci chiamano ad un atto di responsabilità ancora più grande”.
Maurice commenta: “Il tema generale è quello del rispetto reciproco e le nostre riflessioni dovranno concentrarsi su ciò che c’è e non su ciò che manca. Non avendo tutte le risposte in merito, li abbiamo chiamati dialoghi. Vorremmo in questo modo contribuire ad un nuovo punto di vista sulla disabilità”.