lunedì, Dicembre 23, 2024

Panificatori aretini contro il caro energia: la protesta di ieri a Firenze

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“Quello che abbiamo costruito in tanti anni ce lo stiamo bruciando in poco tempo. I costi dell’energia sono insostenibili: in 4 mesi abbiamo speso quanto avremmo speso in un anno e mezzo. Non è giusto, non lo è per noi né per i nostri dipendenti. E non è giusto neppure questo silenzio assordante da parte delle istituzioni. Ecco perché siamo qui”. Lo ha detto il presidente dei panificatori aretini Luca Ciardi, presente ieri (27 ottobre) insieme ai colleghi da tutta la Toscana alla manifestazione di protesta contro il caro energia organizzata a Firenze da Confcommercio Toscana  e Assipan.

Tra gli aretini insieme a Ciardi c’era anche Corrado Menchetti: “La fortuna della mia azienda è stata quella di aver diversificato i prodotti, ma chi fa solo pane non riesce ad andare avanti perché tutte le componenti che formano il prezzo del prodotto sono aumentate  del 500%. Non possiamo però alzare il prezzo del pane a 8/9 euro, non ne venderemmo più un etto. Allora, pur di mantenere i clienti, preferiamo rimetterci e sperare in tempi migliori. Contiamo che lo stato aumenti il credito d’imposta, come ha già leggermente fatto, per darci un po’ di sollievo“, ha sottolineato il titolare del noto panificio, 15 punti vendita e 13 in franchising in tutta la regione.

A coordinare la manifestazione in piazza dei Ciompi, evocativa di un celebre tumulto trecentesco, c’erano i vertici di Confcommercio Toscana, con il presidente Aldo Cursano e il direttore Franco Marinoni, e di Assipan, l’associazione di categoria aderente a Confcommercio, che era rappresentata dal presidente nazionale Antonio Tassone, arrivato qui per l’occasione dalla sua Calabria, e dal presidente regionale Nicola Giuntini, titolare nel pistoiese di un forno con ben 120 anni di storia alle spalle. Insieme, dal palco, hanno spiegato ragioni e obiettivi dell’iniziativa.

Ad ascoltarli c’erano imprenditori della panificazione e della pasticceria rappresentativi di varie città toscane. Titolari di piccoli e piccolissimi forni artigianali, che il rincaro di bollette e materie prime sta mettendo in ginocchio, ma anche di aziende più grandi e strutturate, con centinaia di dipendenti e varie sedi locali. Pure per loro non mancano le difficoltà, a fronte di margini di guadagno sempre più ridotti e della preoccupazione di non poter mantenere l’occupazione attuale.

Anche perché nessuno, nella categoria, si sogna di riversare tout court sui consumatori i rincari subiti alla fonte: “non possiamo ritoccare il listino dei prezzi se non di pochissimo, sarebbe una tragedia per tanti nostri clienti. Il pane è un prodotto fondamentale del paniere dei consumi, deve continuare ad essere “democratico” anche nel prezzo. Ma le nostre aziende devono poter sopravvivere”, sottolinea il presidente di Assipan Toscana Nicola Giuntini.

“Una volta – ha commentato in apertura del suo discorso il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni – sarebbe stata la folla, il popolo, a protestare contro i prezzi del pane troppo alti. Oggi, nel 2022, a scendere in piazza sono i fornai, gli imprenditori, che rischiano di veder crollare le loro aziende – e i sogni di una vita – sotto la scure dei rincari energetici. E con i loro sogni cadono anche quelli dei loro collaboratori e delle loro famiglie. Non possiamo permetterlo. Con questa manifestazione vogliamo reclamare ancora una volta l’attenzione che meritiamo, dalla politica e dalle istituzioni, ma vogliamo anche chiedere l’alleanza dei consumatori”.

Difficoltà e preoccupazioni di panificatori e pasticceri sono purtroppo comuni agli imprenditori di tutti i settori, come ha confermato dal palco il presidente di Confcommercio Toscana Aldo Cursano, imprenditore nei pubblici esercizi: “costi che aumentano, ricavi che si abbassano, di questo passo le nostre aziende hanno poco futuro. Se in pandemia chiedevamo di poter lavorare, ora chiediamo di tornare ad avere margini dignitosi di guadagno, che ci consentano di salvare l’occupazione e di reinvestire nella crescita dell’impresa. Senza di noi, l’economia italiana resta al palo”.

“Il tempo è scaduto, abbiamo bisogno di risposte immediate. E questa volta vogliamo maggiore attenzione”, ha dichiarato il presidente nazionale di Assipan-Confcommercio Antonio Tassone, “se è vero che produciamo un bene primario, come ci hanno detto in periodo pandemico quando tutti i forni sono rimasti aperti, allora ci aspettiamo che siano salvaguardati la natura di questo bene e chi lo produce”.

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