sabato, Novembre 2, 2024

Sei un NOVAX, ormai è caccia alla streghe

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di Stefano Pezzola

Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle”.

Proviamo oggi ad analizzare la mortalità per coronavirus sulla base dei dati ufficiali raccolti a livello globale dalla prestigiosa Università di Stanford e pubblicati recentemente.

Possiamo facilmente rilevare che l’IFR – infection fatality rate, ovvero il dato più attendibile per calcolare la mortalità attesa per patologia infettiva – varia al variare dell’età ed è rispettivamente dello 0.0027% tra 0 e 19 anni, dello 0.014% tra 20 e 29 anni, dello 0.031% tra 30 e 39 anni, dello 0.082% tra 40 e 49 anni, dello 0.27% tra 50 e 59 anni e dello and 0.59% tra 60 e 69 anni.

Nelle età ancora piu’ avanzate i tassi di mortalità si aggirano tra il 2,5% ed il 5% fino ad arrivare al 12% nei pazienti più compromessi clinicamente.

Anche l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità riporta dati consistenti con quanto riportato dall’Università di Stanford, ma la metodologia utilizzata è purtroppo meno precisa e più confusionaria agli occhi dei lettori meno esperti perché non si tiene conto della correlazione con il numero totale dei casi risultati positivi.

Sempre l’Istituto Superiore di Sanità mostra i dati relativi ai casi di covid-19 diagnosticati, ospedalizzati, ricoverati in terapia intensiva e deceduti negli ultimi 30 giorni, per stato vaccinale e classe di età.

Dati che abbiamo già ampiamente analizzato in un precedente articolo.

Ma ciò che manca totalmente nelle informazioni rilasciate dall’Istituto Superiore di Sanità è il parametro fondamentale che permetterebbe di capire quali siano quelle “variabili indipendenti” nelle analisi statistiche che possano chiaramente mostrare chi realmente siano le persone a maggior rischio di sviluppare complicanze post-infezione.

Lo stesso Istituto Superiore di Sanità pubblica una tabella nella quale si mostrano le caratteristiche cliniche osservate nei pazienti deceduti SARS-COV-2 positivi “vaccinati con contagio precoce” e con “ciclo vaccinale completo”.

Preme evidenziare che nella popolazione di vaccinati a ciclo completo il decesso avviene più frequentemente come conseguenza di complicanze extrarespiratorie (danno miocardico acuto) e meno frequentemente per insufficienza respiratoria.

Ma siamo proprio sicuri che i decessi post vaccinazione non siano dovuti ad un impatto diretto delle vaccinazioni stesse nei confronti dell’organo al centro del nostro organismo?

E’ stata condotta un’analisi di vaccino vigilanza a questo proposito?

Tutte domande che probabilmente non avranno una risposta, almeno in tempi brevi.

Resta una domanda a cui proprio non riesco a dare risposta.

Perchè in presenza di così tanti dati ormai accumulati nel tempo, l’Istituto Superiore di Sanità prosegue nella sua opera di pubblicazione di dati descrittivi – tra l’altro largamente incompleti rispetto a quelli statunitensi e britannici – e non effettua una valutazione approfondita di quali siano le variabili indipendenti che potrebbero indicare quali siano i soggetti più meritevoli di ricevere le vaccinazioni anti covid-19 così come è stato ad esempio per l’influenza negli anni passati?

Questa analisi statistica è estremamente semplice da effettuare e permetterebbe di indirizzare le azioni di vaccinazioni preventive in maniera mirata e non a tappeto ed indiscriminatamente per tutti come si sta facendo ora.

Queste omissioni mi portano a pensare che i dati esistano ma non vengano pubblicati perché il castello di carta costruito attorno all’obbligo di certificazione verde crollerebbe in un attimo.

Molto meglio continuare con questa assurda caccia alle streghe.

Una campagna vaccinale mirata sarebbe senza dubbio molto più corretta dal punto di vista medico anche se forse più complessa da gestire a livello pratico.

Sia chiaro e mi preme ribadirlo per i fondamentalisti ProVax: non vi sono dubbi che in specifiche popolazioni le vaccinazioni siano fondamentali, ma non può passare la strategia della vaccinazione indiscriminata per tutto e tutti senza fare alcuna analisi di appropriatezza delle stesse basato sui dati storici e che non tenga conto della estrema variabilità intrinseca ad un virus a RNA come è il coronavirus.

Tutto porta a pensare che l’importante non sia la salute dei cittadini, tutt’altro.

Probabilmente si è dimenticato che la vita non ha prezzo, così come non hanno prezzo le libertà individuali che vengono limitate da provvedimenti che nulla hanno a che fare con la scienza.

Una caccia alle streghe, appunto.

Chissà perché ci hanno insegnato a temere le streghe e non quelli che le bruciavano vive?”.

Ve la ricordate l’India?

Come mai la stampa non ne parla piu’?

Il motivo è molto semplice, hanno 8 casi di positivi al virus per milioni di abitante contro 421 casi per milione dell’Unione Europea.

Ma soprattutto hanno lo 0,25 decessi per milione contro 3,5 dell’Unione Europea.

Popolazione vaccinata?

Meno del 30%.

Popolazione vaccinata in Europa?

Quasi il 67%.

L’incidenza dei contagi non dipende quindi dal tasso di vaccinazione raggiunta, anzi potremmo affermare l’esatto contrario.

E non va meglio in Norvegia.

Il tasso di mortalità in terapia intensiva in un paese con la maggior parte della popolazione vaccinata è pari al 2.5% per i non vaccinati ed il 6,7% per i vaccinati.

Il tasso di mortalità ospedaliera è pari all’1,2% per i non vaccinati ed il 5,6% per i vaccinati con doppia dose.

Il tasso di sopravvivenza alle dimissioni è pari al 96.3% per i non vaccinati e l’87.7& per i vaccinati.

Appurato che l’immunità di gregge non possa in alcun modo essere ottenuta per la Covid-19, i governi si sono trovati ad affrontare una pandemia improvvisa ma non certo imprevista che ha messo in crisi la sanità mondiale ed italiana in particolare: gli ospedali e tutta la sanità sono stati resi gravemente sottodimensionati dai tagli precedenti e la strategia governativa non è quella di assicurare la miglior risposta sanitaria ai cittadini, bensì quella di perseguire il miglior traguardo economico-sanitario.

Su questo credo non Vi sia alcun dubbio.

Così come non può ormai esserci piu’ dubbio che la maggioranza schiacciante degli attuali ricoverati per covid over 80 sono completamente vaccinati.

I dati provenienti da tutto il mondo dimostrano che i fattori di rischio indipendenti predittivi di patologia grave o morte sono rappresentati dalle patologie concomitanti che hanno i singoli soggetti, oltre che dall’età anagrafica.

In questo scenario piuttosto chiaro dal punto di vista epidemiologico, qualcuno è in grado di spiegarmi a cosa serve la certificazione verde dal punto di vista medico scientifico?

Purtroppo ammetto di continuare a non capire le assurde scelte del nostro governo se non come una ostinata caccia alle streghe.

Se c’è una caccia alle streghe, vado prima di tutto a sentire le ragioni delle streghe”.

Non ultimo ormai da mesi mi chiedo come è possibile che le autorità regolatorie possano autorizzare la vaccinazione Covid in fasce di età adolescenziale o infantile nonostante gli allarmi sempre più pressanti riguardo reazioni avverse rare cardiache (miocarditi/pericarditi).

Ebbene, per capirlo ho richiesto informazioni ad un eccellente medico sulle modalità di autorizzazione standardizzate per le formulazioni pediatriche di farmaci e vaccini.

A proposito, chiedete al Vostro medico o pediatria se ne è a conoscenza?

Ho il timore che le risposte positive saranno prossime allo zero.

Dunque, i produttori NON sono obbligati ad eseguire sperimentazioni cliniche con obiettivi basati sulla clinica, ma è sufficiente dimostrare una protezione anticorpale a quella riscontrata nelle classi di età immediatamente superiori che hanno invece partecipato alla sperimentazione di approvazione.

Per rendersene conto basta visitare la pagina della agenzia europea dei medicinali, nella quale viene descritta la procedura stessa.

Al contempo, non è prevista una specifica valutazione dei rischi di reazioni avverse rare, intendendosi per rare quelle reazioni che si possono presumibilmente verificare in meno di un caso su 5000, ma è prevista solo una attenta osservazione nei soggetti reclutati nello studio pediatrico ed una osservazione degli eventi avversi post approvazione.

Ecco la motivazione per la quale i vaccini Pfizer e Moderna sono stati autorizzati nei 12-15enni qualche mese fa.

E succederà la stessa cosa per i 5-11enni, nonostante i ripetuti allarmi della comunità scientifica, semplicemente perché le attuali procedure glielo consentono.

È inutile illudersi che EMA possa negare l’autorizzazione, così come la FDA non ha potuto negare l’autorizzazione nei 5-11enni lo scorso 2 novembre.

Secondo gli organi regolatori, l’autorizzazione potrà essere revocata qualora il famigerato rapporto beneficio/rischio non sarà più positivo.

Ma è proprio questo il punto: per conoscere quale sia un rapporto beneficio/rischio attendibile saranno necessarie milioni di vaccinazioni – visto che i bambini hanno un rischio di morire o di ammalarsi di covid praticamente nullo e tutti i decessi si sono verificati in bambini fragili, ovvero con patologie preesistenti – e nel frattempo si saranno invece verificate molte reazioni avverse rare gravi o gravissime, come sta avvenendo negli over 12.

Quando si prenderà consapevolezza del criminale errore effettuato sarà purtroppo troppo tardi e sarà impossibile tornare indietro.

E questa non è purtroppo una caccia alle streghe.

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