domenica, Dicembre 22, 2024

Sinead O’Connor, quella notte del 2006 ad Arezzo Wave

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Potremo tra vent’anni fare un titolo come questo con un nome tra quelli che hanno partecipato ad Arezzo quest’anno al festival che ha sostituito Arezzo Wave?
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Dubito che si possa fare con quei nomi scappati da Sanremo con bandiere di presunta originalità, che, in assenza di sostanza artistico-musicale, ricorrono alla trasgressione di mixaggi di genere sessuale.
La musica non conta più, la voce meno, i testi men che meno.
Conta un famolo strano che faccia magari scandalo.
Ed ecco i calci ai fiori, baci plateali in bocca tra stesso sessisti, che a loro volta innestano false crisi coniugali giusto per fare nuovi followers ed inondare di titillazioni una stampa orfana di contenuti che scuotano menti pisolanti.
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Arezzo aveva un festival dove gratuitamente oltre 200.000 persone ogni anno potevano ascoltare nomi altrimenti irraggiungibili e la politica, non i Cittadini, quatta quatta ha fatto morire Arezzo Wave di apoptosi, di auto-soffocamento.
L’ha fatto morire col cinismo che solo la mala politica sa sfoderare.
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E’ come se avessimo avuto uno squadrone di calcio come il Manchester, e lo sostituissimo col Tegoleto, pagando i giocatori/organizzatori con cifre simili.
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Personaggi ad Arezzo come Ben Harper, Nick Cave, Miriam Makeba, Dido, Moby, Lou Reed, Bob Geldof  con il suo Live Aid, il leggendario Michael Lang nel 2009 a celebrazione dei 40 anni del suo festival Woodstock, David Byrne dei Talking Heads nel 1997, Leningrad Cowboys e molti altri.
Chi sarà in grado di portare un volume di musica qualitativa storica ad Arezzo?
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Tra i nomi che hanno solcato Arezzo Wave, Sinead O’Connor dopo un lungo periodo di silenzio ripartì con poche date, una era ad Arezzo.
Un concerto acustico di una ora e mezza, non giusto qualche canzone.
Venne con un pancione che conteneva il suo ultimo figlio, Yeshua.
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Conosciuta universalmente per
Nothing Compares 2 U del 1990. Il brano è una struggente ballata romantica e raggiunge i vertici delle classifiche mondiali. Prince, nel 1985, l’aveva composta e affidata a The Family che la inclusero nel loro unico disco, rivelatosi un totale insuccesso. O’Connor, dopo cinque anni, spinta dal suo manager, reinterpreta a suo modo il brano, altrimenti destinato a rimanere sconosciuto.  L’album vende 7 milioni di copie nel mondo.
Questo insegna molto sull’abortire insuccessi.
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Il 16 marzo 2015 Sinéad O’Connor dichiara che non canterà più Nothing Compares 2 U perché non la sente più sua e non riesce a dare emozioni al brano. Non era snobismo era la conseguenza della sua condizione psicologica deteriorata.
Ed ad Arezzo NON la fece.
Era già in atto la sua crisi derivata dalla depressione.
Ha rotto questa promessa nel 2020, a San Francisco, quando convertita e vestita da islamica la cantò nuovamente.

Lei fu quella che disgustata dalla Religione Cattolica Ufficiale fu ordinata prete da un movimento cattolico indipendente. Decidendo di farsi chiamare Madre Bernadette Mary.

Quella che poi annuncia di essersi convertita all’Islam
adottando il nome di Shuhada’ Davitt.

Quella che
dichiara che la sua missione è
Salvare Dio dalla Religione.

Passò un lungo periodo di disturbi bipolari
vivendo lontano da tutti
in un hotel sotto falso nome.
…E non c’è niente nella mia vita eccetto il mio psichiatra
la persona più dolce del mondo
che mi tiene in vita.
Le malattie mentali sono come le droghe,
sono uno stigma.
All’improvviso tutte le persone, che dovrebbero amarti e prendersi cura di te,
ti trattano male.

Recentemente volle capitalizzare la sua esperienza
e disse
Ho un dono per le Persone Impaurite.

Si iscrisse al College per diventare Assistente Sanitaria
e volle andare a lavorare per aiutare in Hospice,
dove sono i malati terminali.

La sua condizione depressiva ha attratto una sequenza di vari mariti con rapporti sempre più brevi, sino ad arrivare al record di un matrimonio di soli 18 giorni.

E’ una cosa ben conosciuta da chi ha avuto a fianco partner clinicamente depressi, dove l’attrazione di aiutare si fonde alla repulsione con un matematico insuccesso.
Una storia  che ruota intorno ad un verbo
ASCOLTARE,
non la sua musica,
ma lei come Persona.
La mancanza di Ascolto fa danni incalcolabili.
Negli ultimi tempi era irriconoscibile fisicamente.
La bella ragazza che duettava con Willie Nelson in Don’t Give Up era un miraggio perso.
Lei giovane che invitava l’Anziano a non arrendersi, si è arresa a se stessa.
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Un Miraggio Perso,
come la scomparsa di Arezzo Wave che portava il mondo ad Arezzo, ed Arezzo nel Mondo.
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Dato che lei non può più cantarla,
ti propongo una versione lenta lenta
di un Grande Uomo dal Piccolo Fisico e Voce Potentemente Incerta, Particolare.
Una tenera voce,
Jimmy Scott,
una versione gourmet.
vedi sotto
Qui invece se vuoi sentire lei ad Arezzo
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Se vuoi commentare questo articolo, puoi farlo qui:
Piero ROSSI
Aretino Turista ad Arezzo,
itAlien Immigrato in Italia
info@pierorossi.it
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