Buongiorno. Mi ha profondamente turbata la vicenda del bambino ricoverato all’ospedale di Bologna che ha bisogno di trasfusioni di sangue per un delicato intervento al cuore: i genitori si sono rivolti al Tribunale per avere la garanzia che il sangue delle trasfusioni provenga da persone non vaccinate. Una vicenda che mi inquieta sotto due aspetti. Il primo, umano, per la pena che si prova nei confronti di un bambino che ha bisogno di un’operazione urgente ed è costretto ad aspettare la decisione di un giudice per la posizione intransigente dei propri genitori.
Il secondo motivo riguarda più in generale il sistema della donazione. L’Italia ne ha uno sicuro, efficiente, di qualità, invidiato dagli altri paesi. Non siamo arrivati a questo risultato per caso, ma con tanto impegno e fatica delle istituzioni e delle associazioni di donatori di sangue. Abbiamo debellato la piaga delle “dazioni” di sangue a pagamento, quella dei veri e propri ricatti ai parenti a cui si chiedeva di dare il sangue per poter poter vedere operato il loro caro.
Abbiamo messo da parte pratiche non degne di un paese civile. La donazione anonima e volontaria tutela tutti, tutela il donatore, tutela il malato, tutela il sistema. Per questo è preoccupante che si formino liste di persone non vaccinate disposte a dare il proprio sangue ad altre persone non vaccinate, perché è il sistema stesso che viene a essere compromesso con questa sbagliata visione.
Oggi potrebbe essere il vaccino, domani chissà. L’universalità del dono è il valore più grande. Il mantra dei donatori è: “io dono, non so per chi, ma perché”, io dono perché posso farlo e dono per tutti. Non comprendere tutto questo significa tentare di spazzare via anni di lotte e di progressi. E far passare queste idee rappresenterebbe una delle peggiori sconfitte che ci potrebbe portare il Covid.