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La proteina Spike contenuta nei vaccini mRNA Covid-19 può influenzare la nostra salute neurologica?

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di Stefano Pezzola

Un’amica porta alla mia attenzione uno studio scientifico pubblicato il 10 gennaio 2022 sul National Library of Medicine (NIH) a firma del dr. Philip R. Oldifield dal titolo “In che modo la sindrome respiratoria acuta grave-coronavirus-2 influisce sul cervello e le sue implicazioni per i vaccini attualmente in uso“.
Al seguente link è possibile scaricare lo studio integrale in formato pdf (Philip R Oldfield Jennifer Hibberd Byram W Bridle 10.1.2022).
Una studio che si concentra sui meccanismi di come la sindrome respiratoria acuta grave-coronavirus-2 (SARS-CoV-2) colpisca il cervello, con particolare attenzione al ruolo della proteina spike nei pazienti con sintomi neurologici.
Dopo l’infezione, i pazienti con una storia di complicanze neurologiche possono essere a più alto rischio di sviluppare condizioni neurologiche a lungo termine associate al prione α-sinucleina, come il morbo di Parkinson e la demenza a corpi di Lewy.
Sono state pubblicate prove convincenti per indicare che la proteina spike, che deriva da SARS-CoV-2 e generata dai vaccini attualmente in uso, non solo è in grado di attraversare la barriera emato-encefalica, ma può causare infiammazione e/o coaguli di sangue nel cervello.
Di conseguenza, se l’espressione indotta dal vaccino delle proteine spike non fosse limitata al sito di iniezione e drenaggio dei linfonodi, vi è il potenziale di implicazioni a lungo termine a seguito dell’inoculazione che possono essere identiche a quelle dei pazienti che presentano complicanze neurologiche dopo essere stati infettati da SARS-CoV-2.
Tuttavia, sono necessari ulteriori studi prima di poter trarre conclusioni definitive.

I vaccini Pfizer e Moderna che hanno attualmente ricevuto l’autorizzazione per ridurre la gravità del COVID-19 impiegano mRNA o DNA per sollecitare le cellule umane a produrre la proteina spike di SARS-CoV-2, che diventa quindi l’antigene da prendere di mira dal sistema immunitario del corpo.
Un’indicazione che la proteina spike ha il potenziale per attraversare la BBB è stata evidente da uno studio in vitro che suggerisce che le proteine spike purificate da SARS-CoV-2 possono avviare la risposta pro-infiammatoria nelle cellule endoteliali nel cervello, destabilizzando così la BBB.
In secondo luogo, uno studio in vivo sui topi ha dimostrato che la subunità S1 della proteina spike ha prontamente attraversato la BBB, entrando nel parenchima cerebrale, dopo che la subunità S1 iodata è stata somministrata per via endovenosa a topi maschi. Collegando questi fenomeni al sito di somministrazione del vaccino, che è il muscolo deltoide, è stata l’osservazione che la subunità della proteina spike S1 era rilevabile nella circolazione sistemica fino a circa due settimane dopo l’immunizzazione in undici operatori sanitari su tredici.

Sebbene le concentrazioni della subunità S1 fossero basse, questo studio fornisce la prova del principio che le proteine spike o i loro componenti possono entrare in circolazione dopo l’inoculazione.
Fino a quando studi definitivi non saranno effettuati e i risultati comprovati, occorre prestare molta attenzione e cautela nel decidere se somministrare i vaccini COVID-19 alle fasce di età più giovani.
A questo punto sarebbe opportuno capire se i produttori di vaccini mRNA, in particolare Pfizer BioNTech, siano a conoscenza di queste potenziali criticità e reazioni avverse alla proteina Spike.
Invito a leggere le ultime 8 pagine del documento allegato di seguito in formato pdf, dove vengono elencati oltre mille effetti collaterali piu’ o meno gravi e malattie potenzialmente letali che Pfizer aveva relazionato già dal 28 febbraio 2021.
Cumulative Analisys of Post Authorization Adverse Event Reports

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