lunedì, Dicembre 23, 2024

Che la madre di Leonardo da Vinci fosse schiava è un romanzo: non un fatto

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di Andrea Giustini

Nei giorni scorsi è esplosa come una supernova la notizia di una sensazionale scoperta sulle origini di Leonardo da Vinci. Uno storico, Carlo Vecce, durante le sue ricerche all’Archivio di Stato di Firenze, avrebbe rinvenuto un documento che dimostra come Caterina, la madre del genio del Rinascimento, in realtà fosse una schiava circassa, arrivata dal lontano Caucaso. Su questo importante ritrovamento lo studioso avrebbe basato il suo nuovo libro: “Il sorriso di Caterina“.

Un buon esempio di quanto raccontato, veramente da tutti, può essere questo, tratto da il Fatto Quotidiano: “Caterina, la madre di Leonardo Da Vinci, era una schiava. Ad attestarlo è un documento originale, ritrovato da Carlo Vecce, professore dell’Università di Napoli e studioso della civiltà del Rinascimento, nell’Archivio di Stato di Firenze“.

Alcuni hanno apertamente parlato di “rivoluzione” storica, o di scoperta storico-scientifica più importante del secolo. Ma la realtà è che le cose non stanno esattamente come sono state raccontate. Brevemente e in sintesi:

  • il libro del prof. Carlo Vecce non è uno studio scientifico ma un romanzo;
  • il prof. Vecce non ha scoperto che la madre di Leonardo fosse una schiava e il documento di cui si è parlato era in parte già noto;
  • tale documento non dimostra che Caterina fosse una schiava circassa.

Vediamolo nello specifico.

 

Il romanzo di Carlo Vecce

Il libro del prof. Vecce, docente di Letteratura Italiana presso l’Università l’Orientale di Napoli, si chiama “Il sorriso di Caterina“, come già citato, ed è un romanzo edito da Giunti. E’ stato presentato per la prima volta al pubblico ieri, in un evento apposito al Museo Galileo di Firenze.

Molti giornali, ma anche notiziari e programmi tv, poco dopo la conferenza stampa che ha avuto luogo martedì a Villa La Loggia, sempre a Firenze, hanno iniziato a far passare l’idea che il nuovo libro del professore fosse di carattere storico-scientifico, scritto magari in forma saggistica, nel quale, per la prima volta, veniva divulgata l’esistenza di un documento inedito sulle origini Caterina. Un esempio:

In questo articolo di La Nazione si dice “la scoperta nel nuovo libro di Carlo Vecce“, che fa pensare nel libro si divulghi scientificamente qualcosa.

In realtà nel libro non vi è riferimento esplicito a documenti, vecchi o nuovi. Gli accadimenti narrati, sebbene intrecciati a indiscutibili fatti storici, come nomi di persone realmente esistite o vicende davvero accadute, sono frutto della fantasia appassionata e brillante dell’autore. Vecce li ha messi insieme per dare al pubblico un’immagine di Caterina di tipo emotivo, non scientifico. In sostanza quella nel libro è la sua personale idea di Caterina, di cui non ci prove per dimostrarne la verità, ma che il professore “sente” essere stata storicamente a quel modo.

«Questa è mia immaginazione però. Non ci sono prove. Potrei dire che non ci sono prove ma che lo so, tanto per citare Pasolini. Però sento che è così». Ha detto Carlo Vecce ieri sera al Museo Galileo, parlando di aspetti della figura di Caterina.

La scoperta

Su il il Corriere della Sera, ad esempio, è stato scritto: “Scoperta l’identità della madre di Leonardo da Vinci: si chiama Caterina e era una principessa circassa”. Nel sottotitolo si legge: “La straordinaria rivelazione fatta dal prof. Carlo Vecce, grazie ad un documento inedito trovato all’archivio di stato di Firenze”.

Qual è il documento inedito che ha condotto alla “straordinaria rivelazione”? L’atto di liberazione di una schiava di nome Caterina firmato dal notaio Ser Piero Da Vinci, il padre di Leonardo. In realtà però non c’è stata davvero una rivelazione.

Che un documento simile dovesse esistere, e che Ser Piero Da Vinci avesse apposto la sua firma di notaio all’atto di liberazione di una “Catherina”, già si sapeva dal 1992 grazie a le “Ricordanze A (1436-1459) di Francesco Castellani” (membro di un’importante famiglia fiorentina della seconda metà del Trecento e dei primi decenni del Quattrocento), curato da G. Ciappelli e pubblicato quello stesso anno per Olschki.

La possibilità stessa che Caterina fosse una schiava era già emersa nel 2008 con il libro “La madre di Leonardo era una schiava?“, ipotesi di studio pubblicata da Francesco Cianchi che raccoglieva gli appunti di suo padre Renzo, importante studioso leonardiano e primo direttore della Biblioteca Leonardiana di Vinci, oltre che citare dettagli storici e documentazione inedita. In questo volumetto, a pagina 31, viene citato direttamente in una nota quanto presente ne le Ricordanze di Francesco Castellani:

Ser Piero d’Antonio di ser Piero fu rogato della liberatione della Catherina balia della Maria, facta per Monna Ginevra d’Antonio Redditi, patrona di detta Catherina e donna di Donato di Filippo di Silvestro di Nato, a dì 2 novembre 1452 […]

Il libro “La madre di Leonardo era una schiava?”

Nell’atto notarile, a quanto è stato detto, di questa “Catherina” si dice anche “filia Jacobi eius schiava seu serva de partibus Circassie” in latino notarile, cioè figlia di un certo Giacobbe e di origine circassa, ma non che fosse la madre di Leonardo da Vinci. Non è quindi corretto, come scritto ad esempio da Open che: “A confermare la versione di Vecce sarebbe proprio il documento che attesta l’atto di liberazione dalla schiavitù, rinvenuto nell’archivio di Stato di Firenze“.

A farlo a pensare, c’è da dirlo, sono state le stesse parole del professore rilasciate alla stampa. Ad esempio su il Fatto: “La madre di Leonardo era una ragazza della Circassia – rivela Vecce – che a un certo punto della sua vita è stata rapita e venduta più volte come schiava fino ad arrivare da Costantinopoli a Venezia e poi a Firenze dove ha incontrato il padre di Leonardo da Vinci.

Parole che danno a intendere come certo che la madre di Leonardo fosse una schiava, rapita e venduta da Costantinopoli a Firenze. In realtà la “rivelazione” è più l’idea che si è fatto il professore, che non la realtà storica. Repubblica, nonostante il titolo sensazionalistico, all’interno di questo articolo ha poi corretto il tiro a riguardo:

Sia chiaro: Vecce non ha trovato un documento preciso che attesti la sua potente intuizione, ovvero che la Caterina schiava sia proprio la madre di Leonardo. Ma ci arriva attraverso un suggestivo percorso fatto di collegamenti «che hanno suscitato in me una reazione emotiva così forte da poterla concretizzare in un romanzo»“.

 

Caterina “migrante”

Stupisce (si fa per dire) la velocità con cui questa nuova versione della madre di Leonardo da Vinci abbia dato adito a parallelismi e interpretazioni “simpatiche” con l’attualità, che forse sarebbe più corretto chiamare strumentalizzazioni ideologiche.

In un batter d’occhio Caterina è diventata “una migrante”. Alcuni esempi:

  • su il Fatto Quotidiano se ne parla come di “straniera, schiava, migrante, abusata e “scesa da un barcone”
  • su la Repubblica: “(Leonardo) nato da una migrante ante litteram”
  • su Open addirittura a madre di Leonardo da Vinci diventa “una profuga”

Quella di “Caterina migrante” è un’interpretazione dello stesso Vecce, che usando in più occasioni l’espressione “scesa da un barcone”, ha decisamente strizzato l’occhio a un certo target politico più che storico o leonardiano. Interpretazione che però, se il libro voleva essere un “docu-fiction”, rischia di essere solo “fiction”.

In primis perché, lo ripetiamo, che Caterina fosse una schiava circassa è un’ipotesi, non un fatto, e lo stesso vale quindi per tutto il viaggio raccontato in “Il sorriso di Caterina“. In secondo luogo perché se Caterina, nella storia di Vecce, è stata rapita, resa schiava e costretta a spostarsi di paese in paese, non ha molto senso parlare di “migrante”, come se di sua spontanea volontà fosse partita in cerca di lidi migliori, né, viene da sé, di “profuga”, come se stesse scappando da qualche guerra. La sua non è una migrazione, ma una violenza subita: dalle montagne della sua terra all’Arno di Firenze.

Viene però da chiederselo: tutte queste storie e queste parole, questi paragoni e queste fantasie, così piene di contingenza strumentale ma così vuote di verità universale, da lassù avranno strappato almeno un sorriso a Caterina?

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