Mi fanno una gran pena gli anziani in giro con la mascherina, spesso logora e sudicia.
Mi trasmettono un profondo senso di abbandono e di solitudine.
Per loro è impossibile sfuggire alla suggestione televisiva che gli ha azzerato le risorse intellettuali necessarie per vedere l’inganno di cui sono vittime.
Ma una pena ancora piu’ grande me la fanno i giovani, perfettamente irregimentati e senza un bricioli di quello spirito ribelle che dovrebbe corrispondere alla loro età.
La loro naturale predisposizione all’obbedienza passiva che forse non collegano alla perdita di libertà, mi sgomenta.
Mai prima d’ora era successo che sottoporsi ad una terapia medica fosse motivo di entusiasmo ed eccitazione, anzi in genere frequentare dottori armati di ago e siringa era sempre stato motivo di apprensione.
Entrare in un laboratorio clinico nella speranza che i farmaci che ci stanno per essere iniettati funzionino dovrebbe causare in un mondo normale cautela ed anche tremore ma non certo esaltazione e sollievo.
Eppure anche questo sono riusciti a costruire nella percezione delle persone.
La gioia di essere vaccinati come se si trattasse di un trapianto insperato di cuore o di reni.
E ancora piu’ surreale – e proprio per questo affermo che siamo sconfinati nella superstizione – perché a sottoporsi alla cura non sono i malati ma le persone sane”.
Queste le parole dello scrittore, musicista ed editore Franco del Moro.
“Mentre tutti si preoccupano del virus, ci stiamo dimenticando che siamo esseri umani”.
Come Franco del Moro anch’io vivo dallo scorso anno in uno stato di costante incredulità.
Ci sono delle cose che mi hanno veramente mandato in corto circuito con la razza a cui appartengo, la razza umana.
Perchè non è possibile che uno dei grandi vuoti in questo distopico periodo sia stata la voce dei giovani.
Non riesco a farmene una ragione.
I giovani che avrebbero dovuto essere la parte genuina, libera, per natura contro l’autorità, desiderosi di scoprire la propria identità e la propria autonomia, sono stati completamente assenti.
Giovani per i quali tutto ciò che ha piu’ di cinque anni è roba vecchia.
Vivono in un eterno presente high tech, tecnologico.
E questo forse è stato il mezzo che ha tolto loro questa parte di consapevolezza ribelle e partecipata.
Non tutti per l’Amor di Dio!
Ma moltissimi vivendo in queste bolle tecnomorfe – e senza rendersene conto – si sono lasciati tagliare le radici e hanno fatto mancare la loro voce, il loro pensiero.
Hanno rinunciato a scoprire la loro porta d’accesso al mondo dello spirito.
La tecnologia li ha confinati in questo pianeta artificiale da cui non sono riusciti purtroppo ad emendarsi.
Ed hanno accettato in silenzio, con la complicità di genitori completamente sconnessi dalla realtà, l’equazione vaccino = green pass = libertà.
“Ci sono molti modi per rendere i giovani silenziosi e invisibili. Molti modi di anestetizzarli e addormentarli perché non facciano rumore, perché non si facciano domande e non si mettano in discussione”.
Adesso però gridate prima che gridino le pietre.