La Mea di Bibbiena ha dovuto lasciare il suo popolo solo in tre occasioni in 600 anni: gli anni orribili della Seconda Guerra Mondiale (1943 e 1944) e l’anno della Pandemia di Covid19 il 2021.
Quest’anno il comitato organizzatore e l’amministrazione di Bibbiena, hanno deciso di riprendere la tradizione del Bello Pomo per dare forza ad una bella tradizione in un momento difficile della nostra storia.
Come ha commentato il Sindaco Filippo Vagnoli: “In fondo quel momento magico di riappacificazione tra due rioni in guerra e quel ginepro che brucia, sono segni di una riappacificazione con questo passaggio storico e un augurio che ci vogliamo fare per il futuro”.
La presentazione del programma verrà fatta domenica 13 febbraio alle ore 11.00 nel contesto della Santa Messa domenicale in Propositura dove verrà anche presentata la ragazza bibbienese che quest’anno vestirà i panni della bella Bartolomea detta Mea.
Alessandro Giovannini Presidente del Carnevale Storico della Mea commenta: “LO scorso anno abbiamo dovuto rinunciare a questo evento. Evento eccezionale nella storia di Bibbiena che per 600 lunghi anni ha portato avanti questi bellissimi festeggiamenti che ogni anno vengono ricordati e tramandati come memoria alle giovani generazioni. Quest’anno non volevamo mancare nuovamente questo appuntamento e in questo abbiamo avuto l’appoggio dell’amministrazione. La tradizione del Bello Pomo e il suo significato verranno di nuovo tramandati al futuro e ne siamo felici”.
Solo per quest’anno e in via del tutto eccezionale, il falò con la pianta di ginepro segno di riappacificazione dei due rioni in lotta, verrà fatta in Piazza Grande con un’organizzazione importante imposta anche dalle nuove regole per il contenimento della pandemia con posti a sedere e controllo del Green Pass.
La leggenda narra di una Bibbiena del Trecento spaccata in due rioni: quello dei “Piazzolini”, il quartiere dei signori, e quello dei Fondaccini il rione del popolo. Un giorno, la bella e giovane lavandaia Mea del Rione Fondaccini, promessa sposa a Cecco il tessitore, mentre tornava dal fiume con i panni lavati, venne vista dal bel Tarlati, figlio del Conte Piero che la portò con sé. Cecco il Tessitore andò su tutte le furie e scatenò a Bibbiena una guerra tra rioni. Per mettere fine agli scontri arrivò il vecchio e saggio Conte Piero che riunì i due rioni nel Grande Piazza di Bibbiena e ordinò che la Mea tornasse al Piazzolini per andare in sposa a Cecco, il suo promesso. Fu così che tornò la pace in città. E per celebrare l’avvenimento fu bruciato il “Pomo della Pace”, un grosso ginepro, tra canti e danze di gioia.
Dal 1337 Bibbiena festeggia il ratto della Mea e il ritorno della pace in città. Quest’anno festeggerà il ritorno ad una normalità dopo due anni di grandi sacrifici per tutti.