Verrà inaugurata sabato 4 settembre, alle ore 17.00, la mostra personale dell’artista Cinpoesu Florin Gabriel, intitolata “Lasciate che mi presenti”. Realizzata con la sponsorizzazione dell’azienda Inplaf e dei fratelli Massimiliano e Giacomo Guerrini, l’esposizione, a cura di Lucrezia Lombardo, si terrà presso la celebre location del Centro Creativo Casentino, in Via Umbro Casentinese 1 a Bibbiena e resterà aperta fino al 25 settembre (orari: da lunedì al sabato, dalle 14:00 alle 20:00).
Un ringraziamento particolare, nella realizzazione dell’evento, va inoltre all’Assessore alla Cultura, Francesca Nassini, che sin da subito ha creduto nell’opera dell’artista. La pittura di Cinpoesu Florin Gabriel, infatti, si caratterizza per una forte originalità e per un aspetto sognante, che l’avvicina ai grandi maestri dell’astrattismo, tra cui Mirò. Eppure, lo stile di questo giovane autore è ibrido, sperimentale e riesce ad osare, superando le definizioni che pretendono di “fissare”, entro un genere specifico, la qualità espressiva di un artista.
Cinpoesu, oltre che un astrattista, è soprattutto un pittore figurativo-simbolista, poiché molte delle sue tele prediligono soggetti visivi, seppur reinterpretati in chiave concettuale. Valorizzando, in modo certosino, il contenuto concettuale di ogni opera, Florin riesce così ad unire la ricerca classica, alla sperimentazione.
I temi ricorrenti, nella poetica di questo giovane ed originale autore, toccano dunque l’attualità e spingono il fruitore ad interrogarsi visceralmente su questioni impellenti e, talvolta, propriamente sociali. Nella scultura “Una fiaba dal futuro”, per esempio, Cinpoesu indaga la questione della natalità e della genitorialità ai nostri giorni. Protagonista è una cicogna con una provetta legata al becco: la fiaba della cicogna, che i genitori raccontavano ai loro propri figli quando venivano interrogati sul tema “dell’origine della vita”, viene adesso adattata ai tempi e la cicogna, invece di portare con sé “un fagottino” con un neonato, trasporta una provetta, emblema della scienza che s’impone sulla natura e sull’uomo stesso.
La nascita e la generazione della vita -pare volerci dire provocatoriamente l’artista- non sono più fattori naturali, ma divengono “atti artificiali”, che necessitano della bioingegneria, perché l’uomo e la donna del domani si troveranno a dover fare i conti con una crescente sterilità. Ma la riflessione dell’autore non si arresta e prosegue fino a toccare altre cruciali questioni, di stampo teologico, filosofico ed esistenziale. Nell’installazione, intitolata “Il peso dei miei peccati”, un crocifisso poggia su di una bilancia per neonati, ad indicare il peso del “peccato originale” che segna ogni essere umano, “marchiandolo” con la conoscenza del bene e del male, concetti che non possono che responsabilizzare l’individuo, delegando a costui la scelta e la costruzione della propria esistenza.
“Lasciate che mi presenti” è quindi una mostra che si propone di presentare al pubblico l’intera produzione di Cinpoesu, raccogliendo i vari e divergenti periodi evolutivi di questo artista inquieto ed “in-cerca”. Il titolo dell’esposizione intende essere un invito che l’arte stessa rivolge al pubblico, intessendo col visitatore un dialogo che vuol far riflettere su alcune delle questioni più impellenti della nostra contemporaneità.
Ripercorrendo la storia pittorica di Cinpoesu, emerge uno stile dinamico, che fonde il cromatismo a forme e sagome astratte, che richiamano paesaggi fisici e dell’anima, al contempo. Tuttavia, la creatività dell’autore non si arresta all’impiego classico della pittura e supera il limite imposto dalla tela attraverso la realizzazione di sculture e installazioni, tra cui vale la pena di citare “Grido Materno”, che si serve di una vecchia televisione per riprodurre “il suono dell’universo” e le radiazioni di fondo cosmico scaturite al momento del Big Bang.
Protagonista di mostre di livello internazionale, Cinpoesu si differenzia, nel panorama contemporaneo, per uno stile originale, che è al contempo “impegnato” e “sognante”, capace di unire i colori, alla visionarietà, all’immaginazione informale e caotica, oltre che a riflessioni profonde su temi filosofici, che chiamano in causa l’uomo. Del resto, il pittore ama disorientare il pubblico e trasportarlo con sé, costringendolo a guardare la realtà da un punto di vista inconsueto, che ha per scopo l’incremento di quella “curiosità” che, sola, conduce verso un’evoluzione. L’arte di Cinpoesu, infatti, si alimenta dello stupore e vuole indurlo anche nel fruitore, suscitando quella “meraviglia” che sta all’origine del pensiero stesso e, dunque, di ogni forma di conoscenza.