Un nucleo familiare, da tempo dimorante nel Casentino, percepiva indebitamente, da oltre due anni, il reddito di cittadinanza, la misura di sostegno che lo Stato ha introdotto per dare aiuto alle famiglie più bisognose, che, in questo tempo di crisi, non trovano o hanno perduto il lavoro. Tuttavia, come emerso dalle indagini, il capofamiglia svolgeva una fiorente attività imprenditoriale di raccolta di rifiuti anche ferrosi, completamente “in nero” e senza alcuna autorizzazione.
Gli accertamenti fiscali hanno consentito di ricostruire redditi sottratti a tassazione, dall’anno 2016 in poi, per circa 120.000 euro, nonché di avviare, in stretta sinergia e con uno scambio informativo con l’INPS competente, le procedure di revoca e di recupero delle somme indebitamente percepite, pari ad oltre 12.000 euro, a titolo di reddito di cittadinanza.
E’ quanto accertato dai Finanzieri della Tenenza di Poppi, coordinati dal Gruppo di Arezzo, da tempo impegnati nel contrasto degli indebiti accessi a prestazioni assistenziali.
L’illecita attività ha consentito all’imprenditore di mantenere un buon tenore di vita, acquistare un’autovettura di grossa cilindrata, sostenere gli studi universitari dei propri figli, con alloggio fuori provincia, ed acquistare una casa nel centro di Bibbiena, pur beneficiando dell’assegnazione di un alloggio di edilizia popolare.
Nelle dichiarazioni sostitutive presentate per l’ottenimento del reddito di cittadinanza, invece, la moglie dell’imprenditore dichiarava che il nucleo familiare era privo di reddito e di patrimonio immobiliare. Ed è per questo che entrambi sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria, per violazione del decreto legge istitutivo del reddito di cittadinanza, che sanziona tale comportamento, con la reclusione da due a sei anni.
Ma i guai per l’imprenditore non sono finiti; è stato, infatti, deferito alla Procura di Arezzo anche per violazione del Codice dell’Ambiente, in quanto sprovvisto delle autorizzazioni, per l’illecita attività organizzata di raccolta di rifiuti.
Il servizio testimonia l’approccio multidisciplinare e trasversale dell’attività istituzionale del Corpo, tesa a contrastare i fenomeni illeciti, con particolare attenzione all’indebito accesso ai benefici assistenziali ottenuti da chi non ne ha titolo, che genera un danno per le casse pubbliche e, soprattutto, per le persone che ne hanno effettivamente diritto e necessità.