di Stefano Pezzola
Chiedersi perché non sarebbe intelligente e opportuno?
A decine di milioni di migranti sono negati i vaccini contro il Covid poiché alcuni importanti produttori sono preoccupati per i rischi legali derivanti da effetti collaterali dannosi, secondo i funzionari e i documenti interni di Gavi, l’ente di beneficenza che gestisce il programma, esaminato da Reuters.
Ecco l’autorevole fonte: https://www.reuters.com/world/refugees-lack-covid-shots-because-drugmakers-fear-lawsuits-documents-2021-12-16/?fbclid=IwAR3P-Twqg4nuggZ12oA_PhQZkdcwhE-fqE_lWDPDEqyqyekG1jITkDP8bYQ
Quasi due anni dopo una pandemia solo il 7% delle persone residenti nei paesi a basso reddito ha ricevuto una dose di Comirnaty di Pfizer BioNTech.
Le consegne di vaccini in tutto il mondo sono state ritardate a causa di problemi di produzione, restrizioni all’esportazione e burocrazia.
Molti programmi sono stati anche ostacolati anche dalla comprensibile esitazione del pubblico.
Per approfondire leggere l’articolo di cui al seguente link: https://www.reuters.com/business/healthcare-pharmaceuticals/global-vaccines-project-revamp-rules-after-britain-got-more-than-botswana-2021-09-27/
Le preoccupazioni legali sono un ulteriore ostacolo per i funzionari della sanità pubblica che affrontano il coronavirus.
Gli stessi funzionari che quotidianamente affermano – su quali evidenze scientifiche non è dato saperlo – che le persone non vaccinate offrono un ambiente ideale per la trasmissioni del virus e delle nuove varianti che minacciano l’immunità duramente conquistata in tutto il mondo.
I produttori di vaccini COVID-19 hanno richiesto che i paesi indennizzino i pazienti per eventuali eventi avversi seguito inoculazione dei vaccini, lo hanno affermato a piu’ riprese le Nazioni Unite.
Le preoccupazioni riguardano persone come quelle sfollate a causa delle crisi del Myanmar, dell’Afghanistan e dell’Etiopia, che sono al di fuori della portata dei programmi di vaccinazione dei governi nazionali.
Per i rifugiati, i migranti e i richiedenti asilo, così come per le persone colpite da disastri naturali o altri eventi che non rientrano nei programmi di aiuti governativi – magari potremmo chiederci perché – il programma globale noto come COVAX ha creato un cuscinetto umanitario – una riserva di dosi in ultima istanza che deve essere gestito dai gruppi umanitari.
Gavi ad esempio, è una vera e propria task force per i vaccini, un partenariato pubblico-privato istituito nel 2000 per promuovere la vaccinazione in tutto il mondo.
Ma il programma non prevede alcun meccanismo per offrire un risarcimento in caso di reazioni avverse.
Gavi, che gestisce COVAX con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), afferma che laddove coloro che richiedono dosi, principalmente le ONG, non possono farsi carico dei rischi legali, le consegne di vaccini possono essere effettuate soltanto se i produttori di vaccini accettano la responsabilità penale e civile dell’inoculazione.
Le aziende farmaceutiche che sono disposte a farlo non si sono ovvero Big Pharma non intende assolutamente assumersi questo rischio legale.
Più di due terzi delle dosi di COVAX provengono da Pfizer Inc. e il suo partner BioNTech.
Principalmente a causa delle preoccupazioni legali, meno di 2 milioni di dosi sono state finora inviate, afferma Gavi.
Circa 167 milioni di persone rischiano di essere escluse dai programmi nazionali, secondo i dati delle Nazioni Unite citati nei documenti.
A meno che tutte le aziende non accettino la responsabilità legale, “l’accesso ai vaccini per alcune popolazioni rimarrà impossibile“, affermano i documenti Gavi, aggiungendo che nuove crisi genereranno una domanda aggiuntiva per coprire le popolazioni sfollate.
La riluttanza e meglio la completa chiusura da parte dei produttori di vaccini ad assumersi i rischi legali è “un grosso ostacolo” afferma a Reuters un portavoce di Gavi.
A settembre, l’amministratore delegato di Gavi, Seth Berkley, ha twittato un appello alle case farmaceutiche affinché rinuncino ai loro requisiti di indennizzo legale.
Approfondisci al seguente link: https://twitter.com/GaviSeth/status/1440780492324818945?s=20
Tre case farmaceutiche cinesi hanno accettato di assumersi rischi legali quando le loro dosi vengono consegnate attraverso il buffer: sono SinoVac Biotech Ltd, Sinopharm Group Co. Ltd e Clover Biopharmaceuticals Co. Ltd, secondo il documento Gavi.
Johnson & Johnson degli Stati Uniti ha confermato che rinuncerà a un requisito di indennizzo per le consegne dal buffer: “Siamo orgogliosi di far parte di questo sforzo per proteggere le persone più vulnerabili del mondo“, ha dichiarato Paul Stoffels, Vice Presidente del Comitato Esecutivo e Chief Scientific Officer.
Purtroppo, meno di un terzo delle forniture di COVAX proviene da queste quattro aziende.
Il mercato è in mano a Pfizer BioNTech che di assumersi il rischio legale di cui sopra non ci pensa proprio.
La Federazione internazionale dei produttori e delle associazioni farmaceutiche ha affermato che “nessuna azienda si è rifiutata di prendere in considerazione” l’assunzione del rischio legale. Tuttavia, non è così, e la campagna vaccinale in Europa conferma tutto ciò
Pfizer BioNTech afferma di non poter assumersi il rischio legale senza la piena conoscenza di dove e come vengono utilizzati i loro vaccini.
Tutto molto bene ma non benissimo verrebbe da dire!
Affermano che è difficile monitorare continuamente i vaccini per la sicurezza nei campi profughi, e la consegna è logisticamente troppo impegnativa.
Le persone possono incolpare i vaccini per i problemi che emergono in seguito, anche se non sono correlati, ricordano da Pfizer BioNTech.
“Questo potrebbe quindi portare a un aumento del numero di casi di contenzioso, durante il quale la sicurezza e l’efficacia del vaccino verrebbero messe pubblicamente messe in discussione“, la dichiarazione a Reuters.
E ciò potrebbe portare ad una maggiore esitazione nei confronti dei vaccini e a una ripresa più lenta dalla pandemia, dicono da Pfizer BioNTech.
Quindi, fatemi capire.
In Europa i governi hanno accettato di esentare le case farmaceutiche da qualsiasi responsabilità legale connessa all’inoculazione dei vaccini e pertanto la campagna di sperimentazione farmacologica può serenamente proseguire sino al settembre 2024 mentre in tutti quei paesi a basso reddito dove i governi non sono in grado si accettare questo diktat la campagna vaccinale non è praticamente mai decollata?
Del resto in Europa finora ci sono scarse informazioni sul contenzioso sui vaccini COVID e probabilmente ciò è correlato al fatto che in presenza di scudo penale concesso alle casa farmaceutiche e non assunzione di responsabilità da parte dei governi, i pazienti colpiti da reazioni avverse non hanno modo di intraprendere azioni legali di risarcimento se non assumendosi il rischio di lunghissime cause tra tribunali e carte bollate.
Gli Stati Uniti finora non hanno pagato nulla!
Tornando ai rifugiati, migranti e richiedenti asilo, Reuters afferma che a livello globale sono state segnalate poche infezioni da COVID anche se i test non sono sempre sistematici e le infezioni possono generare solo sintomi lievi soprattutto nei più giovani.
Ma le condizioni anguste e l’assistenza sanitaria debole li espongono ad un alto rischio di infezione, continua Reuters.
Questo, combinato con bassi livelli di vaccinazione in una popolazione mobile, potrebbe favorire l’emergere di nuove varianti ed essere un vettore di infezione, sostiene Mireille Lembwadio, coordinatrice globale della vaccinazione presso l’Organizzazione internazionale delle migrazioni (OIM), un organismo correlato alle Nazioni Unite che consiglia governi e migranti.
“Lasciarli non vaccinati potrebbe aiutare a diffondere il virus e le sue varianti in tutto il mondo“, ha detto.
Francois Nosten, un professore francese che aiuta a coordinare l’assistenza sanitaria per le persone del Myanmar che vivono al confine con la Thailandia, è uno di coloro che sono in attesa di vaccini.
A giugno ha presentato una richiesta da parte dell’Humanitarian Buffer per 70.000 dosi – alcune per alcuni dei circa 90.000 che si rifugiano nei campi lungo il confine, ma la maggior parte per i migranti non registrati nella città di confine di Mae Sot e nei villaggi vicini.
Francois Nosten lavora principale da anni sulla ricerca sulla malaria.
Gavi ha risposto che gli accordi di consegna sono ancora in fase di finalizzazione per problemi connessi alla definizione delle responsabilità legali.
Ann Burton, capo della sanità pubblica presso l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati UNHCR, ha affermato che la questione della responsabilità legale è stata una delle ragioni per cui le casa farmaceutiche non consegnano i vaccini.
Il programma è stato anche ritardato dagli ostacoli amministrativi.
Approfondisci la notizia al seguente link:
Le organizzazioni che richiedono forniture non possono scegliere quali vaccini ricevere.
Lavorando con gli sfollati, Francois Nosten ha detto che sarebbe più opportuno dare loro il vaccino di Johnson & Johnson, che offre protezione dopo una singola dose invece delle due dosi necessarie con Pfizer BioNTech.
Più di 100 governi nazionali hanno promesso di offrire vaccini ove possibile a tutti gli sfollati sul loro territorio, secondo l’OIM.
Tuttavia, il gruppo delle Nazioni Unite afferma che migranti e rifugiati sono spesso effettivamente esclusi da tali schemi a causa di questi ostacoli amministrativi e legali.
Nei casi in cui i governi non sono responsabili o non hanno accettato di vaccinare i migranti, il cuscinetto umanitario di COVAX è l’unica opzione.
Almeno 40 paesi devono ancora includere i migranti non autorizzati nei loro programmi di vaccinazione.
Gavi ha istituito il buffer nel marzo 2021, pianificando di riservare fino al 5% delle dosi di vaccino non appena saranno disponibili per COVAX, che ammonterebbe a circa 70 milioni di dosi finora.
La preoccupazione legale dei produttori di vaccini è radicata nella velocità senza precedenti dello sforzo per sviluppare i vaccini COVID, ha affermato l’EFPIA.
Che in parole piu’ dirette e comprensibili significa che essendo in corso la sperimentazione farmacologica, le case farmaceutiche – non avendo dati per calcolare le eventuali reazioni avverse immediate ed a medio lungo termine – non intendono assumersi il rischio.
In circostanze normali, le case farmaceutiche sottoscrivono assicurazioni per coprire la responsabilità per i potenziali effetti avversi dei vaccini.
Ma il COVID li ha costretti a sviluppare farmaci così rapidamente che alcuni effetti collaterali stanno emergendo mentre le dosi vengono inoculate nelle braccia delle persone e nessuna assicurazione ha accettato di coprire il rischio.
Alcuni governi e agenzie internazionali – non il nostro Paese – hanno istituito sistemi di risarcimento per rimborsare le vittime ed evitare lunghi contenziosi.
Ma la legge di emergenza invocata dal governo degli Stati Uniti ha fornito l’immunità legale per le aziende farmaceutiche per gli effetti collaterali dei loro vaccini COVID-19 utilizzati nel paese. L’unica eccezione è per i casi di “cattiva condotta intenzionale“.
Per le aziende farmaceutiche, accettare potenziali responsabilità è contrario alla pratica standard.
“I produttori di vaccini cercano di ridurre al minimo i rischi legali in quasi tutti i contesti“, ha affermato John T. Monahan, professore alla Georgetown University.
Una precisazione conclusiva.
Molte notizie citate dai fact checker e debunker di casa nostra ormai da moltissimi mesi citano come fonte l’agenzia di informazione Internazionale Reuters.
Lo faccio anch’io in queste mie righe.
Dispiace rilevare come sia sfuggito ai disattenti giornalisti nostrani che il Ceo di Reuters è nel Cda di Pfizer (vedi il seguente link).
https://www.pfizer.com/people/leadership/board-of-directors/james_smith
Senza contare ovviamente che Reuters è un sito di informazione economico finanziaria e non si capisce perché da quando c’è il virus si dedichi ad attaccare scienziati e medici che non concordano con i lockdown e vaccinazione indiscriminata.