di Andrea Giustini
Nei giorni scorsi ha fatto breccia la notizia che Mariano Scognamiglio, titolare dell’omonimo ristorante ad Arezzo, ha avviato una raccolta fondi perché il suo locale rischia di chiudere. Troppi debiti graverebbero sull’attività ed il motivo di ciò, secondo quanto detto alla stampa dal ristoratore, sarebbe l’avversione al suo orientamento omosessuale. Da quando nel 2020, Mariano fece “coming out” con un bacio al compagno nel programma “Quattro Ristoranti”, le persone avrebbe iniziato ad evitare il suo ristorante di proposito, tanto che adesso è a un passo dal fallimento.
Gli aretini sarebbero quindi non solo dei “botoli ringhiosi”, come narrava il Sommo Poeta, ma anche degli “omofobi”.
Il sindaco Alessandro Ghinelli è intervenuto ieri sulla questione. Sostenendo che quella di Arezzo non è affatto una città “omofoba”, ma piuttosto viva. E che il problema del ristoratore, probabilmente, è più che altro legato alle ripercussioni dopo il periodo Covid-19 e lockdown, che è stato difficile e purtroppo fatale anche per molte altre realtà del territorio. A riguardo il primo cittadino è stato pure intervistato da Il Giornale.
Non tutti però hanno notato che anche Selvaggia Lucarelli, la nota giornalista, apprendendo della storia dalle pagine de Il Corriere ha voluto cinguettare la sua su Twitter. «Abbiamo questa notizia fantastica – ha esordito la Lucarelli – con tanto di appello per una raccolta fondi. Il ristoratore aretino Mariano Scognamiglio nel 2019 chiude il suo ristorante dentro le mura e si trasferisce fuori le mura. Le cose vanno così così. Partecipa al programma di Borghese (non vince) che va in onda nel maggio 2020 in piena pandemia, quindi con il ristorante che avrà accusato il colpo (nel programma dà un bacio al suo compagno)».
«Allora – ha poi continuato la giornalista – sempre dopo la messa in onda nel 2020, chiama i giornali e dice che ha ricevuto telefonate omofobe. Dice. Dopo tre anni si risveglia e dice che gli aretini sono omofobi e ora non vanno più nel suo ristorante quindi gli servono soldi, perciò apre una raccolta fondi. Ora, a parte tutto il racconto ridicolo, non mi è ben chiaro come risolverebbe il problema dell’omofobia degli aretini con i soldi. Se il problema è che sei gay, e non che sei andato in crisi perché hai cambiato sede e per la pandemia, non è con la raccolta fondi gli aretini cambiano idea. Ma la mia domanda è: perché pubblicate ‘sta roba?»