giovedì, Novembre 21, 2024

Rapporto ISS: quando i numeri non piacciono diventano opinioni

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di Stefano Pezzola

Non mi fido molto delle statistiche, perché un uomo con la testa nel forno acceso e i piedi nel congelatore statisticamente ha una temperatura media” scrive Charles Bukowski.

Leggendo i dati statistici forniti quotidianamente dalle istituzioni mediche, penso a quanto ho letto qualche anno fa in merito alle statistiche sulla sanità americana che affermano di come una persona su quattro soffra di qualche forma di malattie mentale.

Ecco, se pensi ai tuoi  tre migliori amici, forse se loro stanno bene ciò significa che probabilmente il malato mentale sei Tu!

Il nostro governo è molto arguto nell’ammassare grandi quantità di statistiche.

Le colleziona, le somma, le eleva all’ennesima potenza, ne estrae la radice quadrata e prepara impressionanti diagrammi.

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Ciò che però non dobbiamo mai dimentica comunque, è che in ogni caso le cifre vengono in prima istanza redatte dal guardiano del villaggio, che tira fuori ciò che diavolo gli pare e piace.

Premesso questo occorre una volta per tutte prendere atto che il vaccino, pur preservando in parte dalle conseguenze gravi del virus, non è scudo totale – come alcuni pensano – dalle ospedalizzazione e dai decessi, tutt’altro.

A livello percentuale è molto più probabile morire a causa del Covid se non si è vaccinati, ma gli ultimi dati del bollettino di sorveglianza dell’Istituto Superiore della Sanità certificano come si possa morire anche dopo una doppia dose di vaccino.

Non solo, a livello assoluto, negli ultimi 30 giorni tra gli ultraottantenni sono morte più persone vaccinate (364) che persone non vaccinate (338).

E’ evidente che se il 100% della popolazione fosse vaccinata statisticamente morirebbero di Covid solo persone vaccinate!

Ed è pur vero che nel momento in cui le vaccinazioni nella popolazione raggiungono alti livelli di copertura, si verifica il cosiddetto effetto paradosso per cui il numero assoluto di infezioni, ospedalizzazioni e decessi può essere simile tra vaccinati e non vaccinati, per via della progressiva diminuzione nel numero di questi ultimi.

Sta di fatto che analizzando le cifre contenute nella tabella n. 3 del rapporto ISS denominata “Popolazione italiana di età >12 anni e caso di Covid-19 diagnosticati, ospedalizzati, ricoverati in terapia intensiva e deceduti negli ultimi 30 giorni, per stato vaccinale e classe di età” si rileva inconfutabilmente che tra i morti da Covid negli ultimi 30 giorni, 423 erano vaccinati con doppia dose mentre 27 con una sola, per un totale di 450 morti.

non vaccinati morti per Covid, sono invece, 416.

Questo significa che per la prima volta i morti da Covid privi di vaccino sono inferiori a quelli che, teoricamente, avevano una protezione garantita dal virus grazie al vaccino.

Questi dati, lungi dal dimostrare la non efficacia dei vaccini alla luce del cosiddetto paradosso di Simpson – a cui non sono al momento interessato – indicano per la prima volta un trend che potrebbe evidenziare una perdita di efficacia della copertura vaccinale.

Questo è quanto e ci sono soltanto due possibili conclusioni: se il risultato conferma le ipotesi, allora hai appena fatto una misura ma se il risultato è contrario alle ipotesi, allora hai fatto una scoperta.

Le teorie sono certamente utilissime, perché sono stimolanti e servono per impostare una ricerca.

Ma senza verifiche numeriche restano quello che sono: cioè solo delle ipotesi.

Siamo in tempi in cui la panzana diventa ipotesi, l’ipotesi appare verosimile e il verosimile è come se fosse vero.

Karl Popper ci ricorda che “dovremo abituarci all’idea che non si deve guardare alla scienza come a un corpo di conoscenza, ma piuttosto come a un sistema di ipotesi; cioè a dire, come a un sistema di tentativi di indovinare, o di anticipazioni, che non possono essere giustificati in linea di principio, ma con i quali lavoriamo fintanto che superano i controlli, e dei quali non abbiamo mai il diritto di dire che sappiamo che sono veri o più o meno certi, o anche probabili.
Volendo approfondire i dati forniti dall’ISS, potremmo rivolgerci alla biostatistica – la raccolta, analisi ed interpretazione dei risultati utilizzati nelle scienze ambientali e cliniche e negli studi della popolazione – al fine di rimodulare i campioni di popolazione analizzati.

E per fare questo occorrerebbe innanzitutto acquisire i dati pubblicati in merito al grado di protezione del vaccino Covid-19.

L’Effectiveness of COVID-19 vaccines against hospital admission with the Delta (B.1.617.2) variant. Public Heal Engl 2021 ci ricorda che la protezione fornita dal vaccino contro l’ospedalizzazione è pari 96%, che scende al 95% nella fascia di età over 80.

Sei mesi dopo la vaccinazione la percentuale scende al 93% .

La fondazione Veronesi segnala addirittura che “dopo un ciclo vaccinale completo, l’efficacia protettiva dei vaccini contro il Covid-19 nei confronti della ospedalizzazione o del decesso è molto più elevata e approssima il 100%”.

https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/lesperto-risponde/vaccini-percentuali-di-efficacia-e-mortalita-per-covid-19

E’ assai evidente che se volessimo analizzare i recenti dati ISS al fine di esprimerli percentualmente rispetto alla popolazione di riferimento, dovremmo inserire il fattore di correzione inerente la differenze del rischio assoluto tra una parte di popolazione esposta al rischio (in questo caso il virus) ed una non esposta o esposta in modo minore.

Ciò forse potrebbe modificare la valutazione complessiva dei dati (ospedalizzazioni e decessi) – e probabilmente in modo peggiore per le orecchie di molti – nel senso che dovremmo prendere atto, TUTTI, che anche a livello medico oltre che statistico qualcosa non sta funzionando, poiché 450 persone vaccinate sono comunque decedute, 2182 ospedalizzati e 151 ricoverati in terapia intensiva negli ultimi 30 giorni.

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