venerdì, Novembre 22, 2024

Verso il Paradiso di Hanya Yanagihara

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a cura di Roberto Fiorini

1893.
New York fa parte degli Stati Liberi, dove le persone possono vivere e amare chi vogliono (o almeno così sembra).
Il fragile e giovane rampollo di una famiglia illustre rifiuta il fidanzamento con un degno corteggiatore, attratto da un affascinante insegnante di musica squattrinato.

1993.
A Manhattan assediata dall’epidemia di aids, un giovane hawaiano vive con il partner molto più anziano e ricco, nascondendo la sua infanzia travagliata e il destino del padre.

2093.
In un mondo lacerato da pestilenze e governato da un regime totalitario, la nipote di un potente scienziato cerca di affrontare la vita senza di lui e di risolvere il mistero della sparizione di suo marito.
Tre parti apparentemente sconnesso che si uniscono in una sinfonia originale, con temi ricorrenti che si approfondiscono e si arricchiscono a vicenda.

Verso il Paradiso di Hanya Yanagihara edito da Feltrinelli con la traduzione di Francesco Pacifico è un romanzo di 768 pagine ricco, complesso, articolato, coinvolgente e per certi versi angosciante.

Hanya Yanagihara è una scrittrice statunitense di origini hawaiane.
Ha pubblicato il suo primo romanzo, The People in the Trees, nel 2013 ed ha scritto di viaggi per Traveler e collabora con il New York Times Style Magazine.
Una vita come tante, il suo secondo romanzo uscito nel marzo 2015, è stato un successo mondiale, vincitore del Kirkus Prize, finalista al National Book Award e al Booker Prize, tra i migliori libri dell’anno.

Verso il Paradiso è un romanzo visionario, profondo e sbalorditivo.
Pieno di gioia ma anche di dolore, capace di indagare su quel mistero che è la vita umana in un modo quasi rivoluzionario.
Un romanzo organizzato in tre parti distinte ma interconnesse.

La prima sezione è in sostanza una storia d’amore, poiché David, “ancora quasi giovane“, si innamora del 23enne Edward, un insegnante di musica.
Ma c’è un altro potenziale pretendente per David: il geniale Charles Griffiths.
Mentre David cerca di scegliere tra i due uomini, Nathaniel Bingham indaga nel passato di Edward e scopre che tutto potrebbe non essere come sembra.
David si trova di fronte a una scelta: la certezza della vita negli Stati Liberi o un viaggio verso ovest, verso la California, verso il paradiso.

La seconda parte è a sua volta divisa in due sezioni.
Nella prima si racconta un altro David Bingham, un giovane che porta avanti una relazione semi-illecita con il suo capo, il ricco Charles Griffiths.
È il 1980, nel cuore di una pandemia che presumiamo sia l’AIDS anche se non viene mai nominata.
Anche dall’opulenta casa di Griffiths a Washington Square, c’è la sensazione di una città sotto assedio in una celebrazione del lusso come necessità in un momento di crisi.
Nella seconda sezione invece scopriamo che David Bingham proviene “da una delle più antiche famiglie delle Hawaii. Se le cose fossero andate diversamente, sarei stato re“.
David è Kawika, erede di un trono che non esiste più.
L’oscura storia dell’annessione americana delle Hawaii è troppo complessa per essere svelata, ma è uno dei temi chiave che attraversano il romanzo; come il capitalismo americano che ha distorto il senso di sé delle Hawaii.

La terza e finale sezione del romanzo è ancora divisa in due, anche se queste due parti si intrecciano e si riflettono l’una sull’altra.
Il narratore si chiama Charlie, che apprendiamo essere un sopravvissuto a una delle terribili pandemie che hanno spazzato via il mondo nel corso del 21 ° secolo.
Senza affetti, si è ammalata da bambina durante la pandemia del 2070 e il farmaco sperimentale che è stato usato per curarla ha distrutto la sua mente.
Charlie vive a Washington Square, anche se la casa è stata divisa in appartamenti.
Internet è stato chiuso, la stampa è controllata dallo stato, i libri sono vietati, la polizia segreta spia le persone usando droni insetti.
Una narrazione intervallata dalle lettere di un altro Charles Griffiths, nonno di Charlie, che sta scrivendo a Peter, un collega scienziato in New Britain.
Le sue lettere iniziano nel 2043 e ci portano attraverso gli anni bui della seconda metà del 21° secolo, dove ogni nuova ondata di malattie spinge verso un controllo sempre più totalitario.

Un romanzo brillante e terrificante in egual misura.
Distopico? Certamente.
Progresso, utopia, la visione di un mondo migliore.
Siamo tutti molteplici sé nel mondo raccontato nel bellissimo romanzo di Hanya Yanagihara.
Quasi una saga familiare multigenerazionale, che mostra come le fortune salgono e scendono nel corso dei secoli, mettendo in discussione l’idea di eredità ed esaminando idee di famiglia che si estendono oltre i legami di sangue.

C’è qualcosa di più, però, qualcosa che intacca la verosimiglianza del romanzo, che ci chiede di confrontarci in modo complicato con l’idea stessa di personaggi di un libro: si tratta di figure che affrontano sfide simili in tempi diversi, ma i punti di corrispondenza rivelano verità essenziali su cosa significhi essere umani in un momento di crisi.

C’è qualcosa di miracoloso nel leggere To Paradise:  la sensazione vertiginosa di essere immersi in un romanzo che arriverà a rappresentare la nostra epoca e le sue ossessioni e ansie.
Un meraviglioso esempio di scrittura creativa, ma soprattutto un’opera originale che affronta le nostre emozioni e le nostre paure.

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